Se non siamo noi a cambiare, il mondo non cambia.
Ciò vuol dire però che se noi cambiamo, il mondo cambia con noi.
Noi possiamo fare realmente la differenza, e oggi ciò che ci si richiede e che ci assumiamo la responsabilità del nostro cambiamento. Che agiamo, continuamente.
In passato siamo stati molto viziati. Non ci venivano, in fondo, richiesti troppi sforzi.
La new economy dipendeva dai cambiamenti tecno economici: noi dovevamo soltanto seguire il trend, adeguarci alle trasformazioni, lasciarci trascinare dalla corrente.
La new age dipendeva dalla trasformazione psico-cosmica e da meccanismi astrologici (l’epifanica Età dell’Acquario).
I risultati di entrambe le “nuove” realtà non hanno brillato per successo: la trasformazione economica si è rivelata solo un’alchimia finanziaria, e ora ci ritroviamo a doverla ricostruire da zero; il decennio della new age si apriva con la caduta del Muro di Berlino e simbolicamente si chiudeva con la caduta delle Torri Gemelle.
Purtroppo la “nuova era” ci ha portato soprattutto paura, insicurezza, senso di minaccia, solitudine.
La paura, il senso di vuoto e di panico che ci assale di fronte al pensiero del domani nasce spesso perché la realtà esterna ci appare sempre più estranea, sconosciuta.
Come la foresta primordiale, le strade delle nostre città ci appaiono altrettanto oscure e misteriose, minacciose. Questo accade perché ci siamo chiusi troppo in noi stesso, dentro le nostre case, il nostro privato, dentro l’illusione di benessere, e abbiamo perso il contatto con il mondo.
Abbiamo chiuso gli occhi di fronte ai cambiamenti, cercando di costruire una barriera, di rifugiarci in un bozzolo, per difenderci dalla realtà, che diventava sempre più incomprensibile, sempre più difficile. Ma quel bozzolo si sta sfilacciando, inevitabilmente.
Possiamo continuare a nasconderci dietro nuove illusioni, nuove fantasmagorie, oppure cercare di creare il futuro, di creare un nuovo stile di vita. La realtà non è mai immobile, è immersa in un continuo processo di cambiamento, di trasformazione.
Possiamo essere noi il motore del cambiamento, senza attendere qualche vago fantasma che ci salvi, qualche evento lieto e finale.
I grandi cambiamenti sono fatti dai piccoli gesti eroici, quotidiani.
Non dobbiamo aspettare che qualcosa succeda.
Possiamo essere noi a fare in modo che succeda.
Quello che stiamo vivendo è un periodo di enormi trasformazioni, di profonde contraddizioni, di caos, certo, ma anche di stimoli, di opportunità, di possibilità. Guardiamoci intorno e osserviamo le cose: si sta affermando una cultura sanamente critica verso la realtà, una trasformazione complessiva, che unisce le generazioni nella critica verso le diseguaglianze, gli squilibri, le ingiustizie globali, e che allo stesso tempo propongono un nuovo stile di vita.
È questo l’effetto più importante del sano confronto sulla globalizzazione: al di là dei facili schematismi mediatici e delle ideologie ancora irriducibili, quello che emerge è la voglia di un vero cambiamento.
Sta emergendo la comprensione che il futuro è nelle nostre mani.
Niente è stato deciso.
Non affidiamoci a improbabili maestri di vita per farci indicare la strada, iniziamo noi a studiare la strada migliore.
Non accontentiamoci mai, cerchiamo sempre di avere un atteggiamento sanamente critico, verso quello che accade e verso noi stessi: cerchiamo di mettere sempre in discussione le nostre credenze, i nostri pregiudizi; cerchiamo di capire il punto di vista degli altri, di ascoltarli, e di aprirci al cambiamento.
Niente è prestabilito, il futuro è nelle nostre mani.
E dipende da noi quale futuro vogliamo vivere
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