LA NASCITA DELL'ECCELLENZA: FEDE.
L'uomo è ciò in cui crede.
In uno stupendo libro, Anatomy of an Illness, Norman Cousins riferisce un episodio quanto mai istruttivo che ha avuto come protagonista Pablo Casals, uno dei maggiori musicisti del XX secolo. È una storia di fede e di rinnovamento da cui tutti abbiamo da imparare.
Cousins racconta il suo incontro con Casals poco prima del novantesimo compleanno del grande violoncellista, ed esordisce dicendo che riusciva un tantino penoso assistere al modo con cui il vecchio musicista cominciava la giornata. La sua fragilità e l'artrite di cui soffriva erano talmente debilitanti, che non ce la faceva a vestirsi da solo; l'enfisema da cui era affetto era reso manifesto dal respiro faticoso. Camminava strascicando i piedi, curvo, a capo chino. Aveva, le mani gonfie, le dita contratte. Insomma, aveva l'aria di un uomo vecchissimo e stanchissimo.
Ancor prima di far colazione, si era messo al pianoforte, uno degli strumenti che suonava alla perfezione. Con grande difficoltà si era sistemato sullo sgabello, e sembrava che posare sulla tastiera le dita contratte, gonfie, gli costasse un terribile sforzo.
E poi, era successo qualcosa di miracoloso." Sotto gli occhi di Cousins, all'improvviso Casals si era trasformato. Era entrato in uno stato d'animo produttivo, e nel farlo la sua fisiologia era mutata al punto che aveva cominciato a muoversi e a suonare, producendo, sia nel proprio corpo che con il pianoforte, risultati che sarebbero stati possibili solo per un sano, forte, agile pianista. Per dirla con Cousins, "le sue dita lentamente si sono snodate, protendendosi verso i tasti come le gemme di una pianta verso la luce del sole. Casals ha drizzato la schiena, mi è parso respirare meglio". L'idea stessa di suonare il pianoforte aveva completamente trasformato il suo stato d'animo e quindi le sue capacità fisiche. Casals ha cominciato con il Clavicembalo ben temperato, eseguendolo con grande sensibilità e dominio del mezzo, quindi si è buttato in un concerto di Brahms, e sembrava che le sue dita volassero sulla tastiera. "Il suo intero organismo pareva tutt'uno con la musica" scrive Cousins. "Il suo corpo non era più rigido e contratto, ma elastico e aggraziato, completamente libero dalle pastoie dell'artrite." Quando si è alzato dal pianoforte, lo si sarebbe detto un individuo completamente diverso da quello che aveva preso posto sullo sgabello. Stava diritto, pareva più alto, camminava senza strascicare i piedi. Subito si è messo a tavola, ha mangiato di ottimo appetito e quindi se ne è andato a fare una passeggiata lungo la spiaggia.
Di solito pensiamo alla fede in termini dottrinari, ed effettivamente molte credenze sono di questo tipo, ma nell'accezione fondamentale del termine per fede si intende un qualsiasi
principio guida, una massima, una convinzione o passione capace di conferire significato e direzione all'esistenza. Noi abbiamo accesso a innumerevoli stimoli, e le credenze sono princìpipreordinati, organizzati, attraverso i quali passano le nostre percezioni del mondo. Le credenze sono paragonabili a comandanti del cervello. Quando siamo profondamente convinti che qualcosa sia vero, è come se impartissimo al nostro cervello un ordine circa il modo con cui rappresentare quel che accade. Casals credeva nella musica e nell'arte, ed era questo che aveva conferito bellezza, ordine e nobiltà alla sua esistenza, e ancora poteva compiere per lui quotidiani miracoli. Proprio perché credeva in un potere trascendente della sua arte, veniva a esserne straordinariamente potenziato; le sue credenze giorno per giorno lo trasformavano, da vecchio stanco diventava un genio pieno di vigore.
John Stuart Mill ha scritto che "un uomo con una fede è uguale a un gruppo di novantanove persone che abbiano solo interessi". Ed è appunto per questo che le credenze spalancano l'uscio dell'eccellenza. La fede impartisce un ordine diretto al nostro sistema nervoso. Quando si crede che qualcosa sia vero, si entra letteralmente nello stato d'animo per cui esso è vero. Gestite con efficacia, le credenze possono diventare le forze più possenti per assicurare il benessere esistenziale. D'altro canto, le credenze che limitano le azioni e i pensieri possono essere distruttive nella stessa misura in cui le credenze produttive possono essere potenzianti. Durante tutta la storia, le religioni hanno impartito forza a milioni di individui, permettendo loro di fare cose che ritenevano impossibili. Le credenze ci aiutano ad attingere alle più ricche risorse dentro di noi, creandole e indirizzandole a sostegno del raggiungimento degli obiettivi desiderati.
Le credenze sono le bussole e le mappe che ci guidano verso le nostre mete e ci danno la certezza che le raggiungeremo. Senza poter attingere a esse, gli individui possono trovarsi in stato di totale impotenza, simili a un battello a motore che sia privo del motore o del timone. Chi disponga della guida di forti credenze avrà il potere di intraprendere azioni e di creare il mondo in cui desidera vivere. Le credenze aiutano a scoprire quel che si vuole e conferiscono l'energia necessaria per ottenerlo.
In effetti, non c'è nel comportamento umano forza ordinatrice più possente della fede. La storia umana è sostanzialmente la storia delle umane credenze. Gli uomini che hanno cambiato la storia, si tratti di Cristo o di Maometto, di Copernico o di Colombo, di Edison o di Einstein, sono quelli che hanno cambiato le nostre credenze. Per mutare i nostri comportamenti, dobbiamo cominciare dalle nostre credenze. Se vogliamo ricalcare l'eccel- lenza, dobbiamo imparare a imitare le credenze di coloro che all'eccellenza pervengono.
Più impariamo in merito al comportamento umano, più ne sappiamo circa lo straordinario potere che le credenze esercitano sulle nostre vite. Da molti punti di vista, si tratta di un potere che costituisce una sfida ai modelli logici della maggior parte di noi. Ma è evidente che persino a livello fisiologico le credenze (vale a dire rappresentazioni interne coerenti) controllano la realtà. Non molto tempo fa, è stata compiuta un'approfondita indagine sulla schizofrenia; uno dei casi descritti riguardava una donna dalla personalità divisa. Di regola, i suoi livelli glicemici erano perfettamente normali, ma quando si metteva in testa di essere malata di diabete la sua intera fisiologia cambiava, diventava quella di una diabetica. La sua credenza era divenuta la sua realtà. Sono state compiute, secondo gli stessi principi, numerose indagini su persone in stato di ipnosi, per esempio toccandone una con un ghiacciolo descrittole come un pezzo di metallo incandescente, e invariabilmente nel punto di contatto si formava una flittena. A contare non era la realtà bensì la credenza, vale a dire la comunicazione diretta, acritica, al sistema nervoso. Il cervello semplicemente fa ciò che gli vien detto di fare.
Moltissimi sanno che cos'è l'effetto placebo. Se si dice a una persona che un farmaco produrrà un certo effetto, molte volte costui avrà lo stesso effetto anche quando gli venga somministrata una pillola priva di proprietà attive ma simile al medicamento vero. Norman Cousins, che ha appreso per esperienza diretta il potere che la fede ha nell'eiiminare ie proprie malattie, conclude che "non sempre i farmaci sono necessari, ma lo è invariabilmente la fede nella guarigione". Un'indagine degna di nota sull'effetto placebo è stata condotta su un
gruppo di pazienti ulcerosi che sono stati divisi in due gruppi: ai componenti il primo è stato detto che sarebbe stato loro somministrato un nuovo farmaco che certamente avrebbe dato loro sollievo; a quelli del secondo gruppo è stato detto che a loro sarebbe toccato un prodotto sperimentale, i cui effetti erano quasi completamente ignoti. Il 70% degli appartenenti al primo gruppo ha provato un notevole sollievo, mentre lo stesso risultato si è verificato solo nel 25 % dei componenti il secondo gruppo. In entrambi i casi, ai pazienti è stato somministrato un prodotto assolutamente privo di proprietà medicamentose. L'unica differenza consisteva nel sistema di credenze adottato. Ancora più rilevanti sono le numerose indagini su persone alle quali siano stati somministrati prodotti che notoriamente hanno effetti dannosi e che non li hanno subiti quando è stato loro detto che ne avrebbero ottenuti di benefici.
Indagini condotte dal dottor Andrew Weil hanno dimostrato che le esperienze di chi fa uso di droghe corrispondono quasi esattamente alle loro aspettative, il dottor Weil ha costatato che poteva riuscire a calmare una persona a cui era stata somministrata una dose di anfetamine e a provocare invece uno stato di eccitazione in individui cui fossero stati somministrati barbiturici. E la sua conclusione è che "la 'magia' delle droghe risiede nella mente di chi ne fa uso, non già nelle droghe stesse".
In tutti questi casi, la costante che ha massimamente condizionato i risultati consisteva nei continui, coerenti messaggi trasmessi al cervello e al sistema nervoso. E, per quanto possente esso sia, il procedimento non implica nessuna astrusa magia. La fede è null'altro che uno stato d'animo, una rappresentazione interna che governa il comportamento. Può trattarsi di una forte credenza nella possibilità, la convinzione cioè che riusciremo a ottenere una cosa o a realizzarne un'altra; ma può essere anche una convinzione disarmante, la persuasione che non possiamo riuscire, che le nostre limitazioni sono evidenti, insormontabili, schiaccianti. Se credete nel successo, quei messaggi vi permetteranno di ottenerlo. Non va dimenticato che siete sempre nel vero, sia che vi diciate che potete fare qualcosa, sia che vi diciate che non potete farla. Entrambi i tipi di credenza sono dotati di grande potere. La domanda da porsi è: qual è il tipo di convinzione che è meglio avere, e come si fa a svilupparlo?
L'origine dell'eccellenza sta nella consapevolezza che le nostre credenze sono una scelta. Di solito non la pensiamo così, eppure la credenza può essere una scelta conscia. Si può optare tra credenze limitanti e credenze sostentatrici. Il trucco consiste nello scegliere quelle che portano al successo e ai risultati che si desiderano, e nell'eliminare quelle che impastoiano.
Il massimo e frequente equivoco nei confronti della fede è che questa sia un concetto statico, intellettuale, scisso dall'azione e dai risultati. Ma nulla potrebbe essere più lontano dal vero. La fede è la strada per addivenire all'eccellenza proprio perché in essa non c'è nulla di statico, nulla di separato dall'azione.
La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it
In uno stupendo libro, Anatomy of an Illness, Norman Cousins riferisce un episodio quanto mai istruttivo che ha avuto come protagonista Pablo Casals, uno dei maggiori musicisti del XX secolo. È una storia di fede e di rinnovamento da cui tutti abbiamo da imparare.
Cousins racconta il suo incontro con Casals poco prima del novantesimo compleanno del grande violoncellista, ed esordisce dicendo che riusciva un tantino penoso assistere al modo con cui il vecchio musicista cominciava la giornata. La sua fragilità e l'artrite di cui soffriva erano talmente debilitanti, che non ce la faceva a vestirsi da solo; l'enfisema da cui era affetto era reso manifesto dal respiro faticoso. Camminava strascicando i piedi, curvo, a capo chino. Aveva, le mani gonfie, le dita contratte. Insomma, aveva l'aria di un uomo vecchissimo e stanchissimo.
Ancor prima di far colazione, si era messo al pianoforte, uno degli strumenti che suonava alla perfezione. Con grande difficoltà si era sistemato sullo sgabello, e sembrava che posare sulla tastiera le dita contratte, gonfie, gli costasse un terribile sforzo.
E poi, era successo qualcosa di miracoloso." Sotto gli occhi di Cousins, all'improvviso Casals si era trasformato. Era entrato in uno stato d'animo produttivo, e nel farlo la sua fisiologia era mutata al punto che aveva cominciato a muoversi e a suonare, producendo, sia nel proprio corpo che con il pianoforte, risultati che sarebbero stati possibili solo per un sano, forte, agile pianista. Per dirla con Cousins, "le sue dita lentamente si sono snodate, protendendosi verso i tasti come le gemme di una pianta verso la luce del sole. Casals ha drizzato la schiena, mi è parso respirare meglio". L'idea stessa di suonare il pianoforte aveva completamente trasformato il suo stato d'animo e quindi le sue capacità fisiche. Casals ha cominciato con il Clavicembalo ben temperato, eseguendolo con grande sensibilità e dominio del mezzo, quindi si è buttato in un concerto di Brahms, e sembrava che le sue dita volassero sulla tastiera. "Il suo intero organismo pareva tutt'uno con la musica" scrive Cousins. "Il suo corpo non era più rigido e contratto, ma elastico e aggraziato, completamente libero dalle pastoie dell'artrite." Quando si è alzato dal pianoforte, lo si sarebbe detto un individuo completamente diverso da quello che aveva preso posto sullo sgabello. Stava diritto, pareva più alto, camminava senza strascicare i piedi. Subito si è messo a tavola, ha mangiato di ottimo appetito e quindi se ne è andato a fare una passeggiata lungo la spiaggia.
Di solito pensiamo alla fede in termini dottrinari, ed effettivamente molte credenze sono di questo tipo, ma nell'accezione fondamentale del termine per fede si intende un qualsiasi
principio guida, una massima, una convinzione o passione capace di conferire significato e direzione all'esistenza. Noi abbiamo accesso a innumerevoli stimoli, e le credenze sono princìpipreordinati, organizzati, attraverso i quali passano le nostre percezioni del mondo. Le credenze sono paragonabili a comandanti del cervello. Quando siamo profondamente convinti che qualcosa sia vero, è come se impartissimo al nostro cervello un ordine circa il modo con cui rappresentare quel che accade. Casals credeva nella musica e nell'arte, ed era questo che aveva conferito bellezza, ordine e nobiltà alla sua esistenza, e ancora poteva compiere per lui quotidiani miracoli. Proprio perché credeva in un potere trascendente della sua arte, veniva a esserne straordinariamente potenziato; le sue credenze giorno per giorno lo trasformavano, da vecchio stanco diventava un genio pieno di vigore.
John Stuart Mill ha scritto che "un uomo con una fede è uguale a un gruppo di novantanove persone che abbiano solo interessi". Ed è appunto per questo che le credenze spalancano l'uscio dell'eccellenza. La fede impartisce un ordine diretto al nostro sistema nervoso. Quando si crede che qualcosa sia vero, si entra letteralmente nello stato d'animo per cui esso è vero. Gestite con efficacia, le credenze possono diventare le forze più possenti per assicurare il benessere esistenziale. D'altro canto, le credenze che limitano le azioni e i pensieri possono essere distruttive nella stessa misura in cui le credenze produttive possono essere potenzianti. Durante tutta la storia, le religioni hanno impartito forza a milioni di individui, permettendo loro di fare cose che ritenevano impossibili. Le credenze ci aiutano ad attingere alle più ricche risorse dentro di noi, creandole e indirizzandole a sostegno del raggiungimento degli obiettivi desiderati.
Le credenze sono le bussole e le mappe che ci guidano verso le nostre mete e ci danno la certezza che le raggiungeremo. Senza poter attingere a esse, gli individui possono trovarsi in stato di totale impotenza, simili a un battello a motore che sia privo del motore o del timone. Chi disponga della guida di forti credenze avrà il potere di intraprendere azioni e di creare il mondo in cui desidera vivere. Le credenze aiutano a scoprire quel che si vuole e conferiscono l'energia necessaria per ottenerlo.
In effetti, non c'è nel comportamento umano forza ordinatrice più possente della fede. La storia umana è sostanzialmente la storia delle umane credenze. Gli uomini che hanno cambiato la storia, si tratti di Cristo o di Maometto, di Copernico o di Colombo, di Edison o di Einstein, sono quelli che hanno cambiato le nostre credenze. Per mutare i nostri comportamenti, dobbiamo cominciare dalle nostre credenze. Se vogliamo ricalcare l'eccel- lenza, dobbiamo imparare a imitare le credenze di coloro che all'eccellenza pervengono.
Più impariamo in merito al comportamento umano, più ne sappiamo circa lo straordinario potere che le credenze esercitano sulle nostre vite. Da molti punti di vista, si tratta di un potere che costituisce una sfida ai modelli logici della maggior parte di noi. Ma è evidente che persino a livello fisiologico le credenze (vale a dire rappresentazioni interne coerenti) controllano la realtà. Non molto tempo fa, è stata compiuta un'approfondita indagine sulla schizofrenia; uno dei casi descritti riguardava una donna dalla personalità divisa. Di regola, i suoi livelli glicemici erano perfettamente normali, ma quando si metteva in testa di essere malata di diabete la sua intera fisiologia cambiava, diventava quella di una diabetica. La sua credenza era divenuta la sua realtà. Sono state compiute, secondo gli stessi principi, numerose indagini su persone in stato di ipnosi, per esempio toccandone una con un ghiacciolo descrittole come un pezzo di metallo incandescente, e invariabilmente nel punto di contatto si formava una flittena. A contare non era la realtà bensì la credenza, vale a dire la comunicazione diretta, acritica, al sistema nervoso. Il cervello semplicemente fa ciò che gli vien detto di fare.
Moltissimi sanno che cos'è l'effetto placebo. Se si dice a una persona che un farmaco produrrà un certo effetto, molte volte costui avrà lo stesso effetto anche quando gli venga somministrata una pillola priva di proprietà attive ma simile al medicamento vero. Norman Cousins, che ha appreso per esperienza diretta il potere che la fede ha nell'eiiminare ie proprie malattie, conclude che "non sempre i farmaci sono necessari, ma lo è invariabilmente la fede nella guarigione". Un'indagine degna di nota sull'effetto placebo è stata condotta su un
gruppo di pazienti ulcerosi che sono stati divisi in due gruppi: ai componenti il primo è stato detto che sarebbe stato loro somministrato un nuovo farmaco che certamente avrebbe dato loro sollievo; a quelli del secondo gruppo è stato detto che a loro sarebbe toccato un prodotto sperimentale, i cui effetti erano quasi completamente ignoti. Il 70% degli appartenenti al primo gruppo ha provato un notevole sollievo, mentre lo stesso risultato si è verificato solo nel 25 % dei componenti il secondo gruppo. In entrambi i casi, ai pazienti è stato somministrato un prodotto assolutamente privo di proprietà medicamentose. L'unica differenza consisteva nel sistema di credenze adottato. Ancora più rilevanti sono le numerose indagini su persone alle quali siano stati somministrati prodotti che notoriamente hanno effetti dannosi e che non li hanno subiti quando è stato loro detto che ne avrebbero ottenuti di benefici.
Indagini condotte dal dottor Andrew Weil hanno dimostrato che le esperienze di chi fa uso di droghe corrispondono quasi esattamente alle loro aspettative, il dottor Weil ha costatato che poteva riuscire a calmare una persona a cui era stata somministrata una dose di anfetamine e a provocare invece uno stato di eccitazione in individui cui fossero stati somministrati barbiturici. E la sua conclusione è che "la 'magia' delle droghe risiede nella mente di chi ne fa uso, non già nelle droghe stesse".
In tutti questi casi, la costante che ha massimamente condizionato i risultati consisteva nei continui, coerenti messaggi trasmessi al cervello e al sistema nervoso. E, per quanto possente esso sia, il procedimento non implica nessuna astrusa magia. La fede è null'altro che uno stato d'animo, una rappresentazione interna che governa il comportamento. Può trattarsi di una forte credenza nella possibilità, la convinzione cioè che riusciremo a ottenere una cosa o a realizzarne un'altra; ma può essere anche una convinzione disarmante, la persuasione che non possiamo riuscire, che le nostre limitazioni sono evidenti, insormontabili, schiaccianti. Se credete nel successo, quei messaggi vi permetteranno di ottenerlo. Non va dimenticato che siete sempre nel vero, sia che vi diciate che potete fare qualcosa, sia che vi diciate che non potete farla. Entrambi i tipi di credenza sono dotati di grande potere. La domanda da porsi è: qual è il tipo di convinzione che è meglio avere, e come si fa a svilupparlo?
L'origine dell'eccellenza sta nella consapevolezza che le nostre credenze sono una scelta. Di solito non la pensiamo così, eppure la credenza può essere una scelta conscia. Si può optare tra credenze limitanti e credenze sostentatrici. Il trucco consiste nello scegliere quelle che portano al successo e ai risultati che si desiderano, e nell'eliminare quelle che impastoiano.
Il massimo e frequente equivoco nei confronti della fede è che questa sia un concetto statico, intellettuale, scisso dall'azione e dai risultati. Ma nulla potrebbe essere più lontano dal vero. La fede è la strada per addivenire all'eccellenza proprio perché in essa non c'è nulla di statico, nulla di separato dall'azione.
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