Il Monaco Guerriero
Il Monaco Guerriero è uscito dalle categorie della mente duale: mi è
simpatico/mi è antipatico, è uno in gamba/è un imbranato, è carino/è bruttino.
“Lui è me stesso!” dovrebbe concludere ogni volta che incontra un nuovo
cliente o rivede il vecchio collega. “Cosa mi sta facendo vedere di me?” “Perché
lo sto creando nella mia vita?”
Allora il Monaco Guerriero piange di commozione, perché vede la perfezione di
quanto gli è accaduto: gli incontri, le amicizie, i licenziamenti, gli incastri
perfetti di persone e luoghi, le sincronicità che lo hanno condotto per mano fin
dove è ora.
In uffici che sono anguste celle d’insetti lo schiavo moderno operosamente lavora per bisogno, non per passione. La manipolazione all’interno della neuroprigione è perfetta, direi geniale, consiste nel far credere a uno schiavo – il quale per sopravvivere deve lavorare otto ore al giorno arricchendo qualcuno che si trova in cima alla piramide – di essere un uomo libero che esercita il suo “diritto al lavoro”. Far percepire la prigionia come un diritto... questo è stato il vero capolavoro d’ingegneria psichica. Folle che manifestano nelle piazze per il loro diritto a essere schiave... questa è la pazzia invisibile.
Il Monaco Guerriero non si piega mai al bisogno, accetta di lavorare solo se la sua mansione lo appassiona, altrimenti vivere o morire non fa più alcuna differenza. Lavora perché vuole realizzare un sogno, non per sopravvivere. Quando il sogno è più grande della paura di morire di fame, allora il Guerriero si butta nella vita, rischia... e se il suo ardore è autentico la vita lo premia... sempre.
Il mondo è una tua completa creazione, e se tu cambi lui è costretto a seguirti.
Ma se si butta titubando, la vita lo schiaccia, perché non ama i tiepidi. Se sta scappando da qualcosa o da qualcuno, la vita lo ricaccia indietro, perché non ama i codardi. Se ancora è schiavo della psicologia del “posto fisso” – ciò a cui anelano i servi –, se prima di buttarsi nell’avventura si preoccupa di avere una scorta sufficiente di denaro sul conto in banca, se fa in modo di poter tornare indietro “nel caso non andasse bene”... verrà stritolato dallo stesso mondo di cui ha paura. Come può vincere il Guerriero che prepara già la ritirata? I soldati tedeschi durante la seconda guerra mondiale una volta superate le linee nemiche facevano saltare i ponti su cui erano passati, i ponti che dovevano assicurare la loro ritirata: o vittoria o morte!
Il Monaco Guerriero non mendica il lavoro... lo crea!
Per lui non c’è crisi e non c’è disoccupazione; egli è »verticale«, per cui il suo
benessere non dipende da quanto accade nel mondo, ma dalla Forza del suo
sogno, perché sente che il mondo è dentro di lui e riflette ciò che lui è.
L’economia dell’»uomo verticale« non subisce le circostanze dell’ambiente
esterno... perché per lui non c’è un ambiente esterno.
Venire scelti da qualcuno per un lavoro come una puttana sulla strada viene scelta dal suo cliente, andare a un colloquio e sperare di risultare adatti agli scopi di qualcun altro, tutto questo lede la dignità del Guerriero. Non importa chi è e cosa mi fa fare, purché paghi per la prestazione: che vi piaccia o no sentirvelo dire, questo è in sostanza il lavoratore stipendiato, anche se guadagna diecimila euro al mese.
Insegnare a un giovane a cercare lavoro, istruirlo su come scrivere il curriculum, su come vestirsi e cosa dire al colloquio... significa addestrare il nuovo mendicante affinché faccia impietosire i passanti, è come insegnare a una puttana a truccarsi per risultare più provocante. Fra il lavavetri al semaforo e il dirigente che lavora nei quadri della Fiat c’è solo un differenza quantitativa, non qualitativa, sono entrambi privi d’un sogno, non hanno una visione e stanno mendicando uno stipendio da qualcuno.
Chi non ha un sogno è destinato a seguire chi ce l’ha.
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