MAGIA O CONOSCENZA ?
Ebbene, al fine di ottenere nello specchio del mondo la realtà desiderata, bisogna seguire delle regole elementari: formarsi intenzionalmente nei pensieri l’immagine giusta, non prestare attenzione all’effetto ritardato con cui si manifesta il riflesso e limitarsi a dare ogni tanto un’occhiata intorno, alla ricerca delle nuove manifestazioni della realtà nascente, in via di sviluppo. Solo che, nonostante si sappia dell’effetto ritardato, risulta piuttosto difficile conformarsi a questo strano specchio. Nella coscienza dell’uomo si è fortemente radicata la convinzione che la realtà o si sottomette subito o non si sottomette affatto, quasi che il desiderio sia impossibile da realizzare a meno che non si realizzi immediatamente. Finisce così che l’uomo pensa di poter solo sognare e tratta la magia come un qualcosa di inaccessibile e al di là delle sue capacità.
Siamo abituati a pensare che la magia sia qualcosa che se ne sta in disparte dalla realtà, che il mondo della fantasia sia da qualche parte, nell’immaginazione,
mentre la vita reale scorre e non ci sia modo di evitarla, e non ci sia modo di cambiarla. Anche i maghi e i sensitivi abitano in un loro mondo, mentre noi, umani morta- li, con i nostri problemi di tutti i giorni, siamo qui a tribolare e a tirare a campare in questo grigio quotidiano.
Ma in realtà non esiste alcuna magia, esiste solo la conoscenza dei principi dello specchio duale. È una conoscenza che si trova in superficie, ed è talmente ordinaria e semplice che per nessun motivo può essere considerata “magica”. Del resto, anche la lampada di Aladino sembrava una vecchia e or- dinaria lampada di latta, e il Sacro Graal non era d’oro. Tutte le cose grandi sono inspiegabilmente semplici, non hanno alcun bisogno di mettersi in mostra, né di nascondersi. Per contro, le cose vuote e inutili si celano sempre dietro un velo di importanza e mistero.
La magia, privata dei suoi attributi fantastici e integrata nella vita di tutti i giorni, cessa di far capo alla sfera del mistico e del misterioso, e trovando un posto nel quotidiano, si spoglia della sua veste di affascinante mistero. Ma tutta la bellezza di questa trasformazione sta nel fatto che la realtà quo- tidiana, da parte sua, cessa di sembrare così ordinaria e si trasforma invece in una realtà sconosciuta, che può essere gestita come un sogno a occhi aperti. E per ottenere tutto ciò basta solo osservare i principi dello specchio.
Supponiamo che abbiate già una certa familiarità con il Transurfing e siate già in grado di lavorare con la diapositiva del fine. Il tempo, però, passa e non succede nulla, come quando si è spedita una lettera, ci si mette in attesa della risposta ma que- sta non arriva. Ovviamente la ragione dopo un po’ comincia ad agitarsi, a perdere la pazienza: forse sto facendo qualcosa di sbagliato? Forse tutto questo Transurfing è una sciocchezza?
Di fatto, però, il mondo non si ferma: il processo di materializzazione del riflesso nello specchio è in atto, solo che è invisibi- le, per questo sembra che non succeda nulla. In questo momen- to i piatti della bilancia della ragione oscillano tra il sapere che lo specchio risponde con ritardo e la vecchia
abitudine di ricercare una correlazione quasi istantanea tra l’azione diretta e il risultato che ne consegue.
Cosa pensa la ragione, se il risultato non è visibile? Al fatto
che l’azione è inefficace o è sbagliata. E cosa riflette in questo caso lo specchio? Giusto. La stessa cosa. In questo modo il processo rallenta o segue un’altra direzione
Siamo abituati a pensare che la magia sia qualcosa che se ne sta in disparte dalla realtà, che il mondo della fantasia sia da qualche parte, nell’immaginazione,
mentre la vita reale scorre e non ci sia modo di evitarla, e non ci sia modo di cambiarla. Anche i maghi e i sensitivi abitano in un loro mondo, mentre noi, umani morta- li, con i nostri problemi di tutti i giorni, siamo qui a tribolare e a tirare a campare in questo grigio quotidiano.
Ma in realtà non esiste alcuna magia, esiste solo la conoscenza dei principi dello specchio duale. È una conoscenza che si trova in superficie, ed è talmente ordinaria e semplice che per nessun motivo può essere considerata “magica”. Del resto, anche la lampada di Aladino sembrava una vecchia e or- dinaria lampada di latta, e il Sacro Graal non era d’oro. Tutte le cose grandi sono inspiegabilmente semplici, non hanno alcun bisogno di mettersi in mostra, né di nascondersi. Per contro, le cose vuote e inutili si celano sempre dietro un velo di importanza e mistero.
La magia, privata dei suoi attributi fantastici e integrata nella vita di tutti i giorni, cessa di far capo alla sfera del mistico e del misterioso, e trovando un posto nel quotidiano, si spoglia della sua veste di affascinante mistero. Ma tutta la bellezza di questa trasformazione sta nel fatto che la realtà quo- tidiana, da parte sua, cessa di sembrare così ordinaria e si trasforma invece in una realtà sconosciuta, che può essere gestita come un sogno a occhi aperti. E per ottenere tutto ciò basta solo osservare i principi dello specchio.
Supponiamo che abbiate già una certa familiarità con il Transurfing e siate già in grado di lavorare con la diapositiva del fine. Il tempo, però, passa e non succede nulla, come quando si è spedita una lettera, ci si mette in attesa della risposta ma que- sta non arriva. Ovviamente la ragione dopo un po’ comincia ad agitarsi, a perdere la pazienza: forse sto facendo qualcosa di sbagliato? Forse tutto questo Transurfing è una sciocchezza?
Di fatto, però, il mondo non si ferma: il processo di materializzazione del riflesso nello specchio è in atto, solo che è invisibi- le, per questo sembra che non succeda nulla. In questo momen- to i piatti della bilancia della ragione oscillano tra il sapere che lo specchio risponde con ritardo e la vecchia
abitudine di ricercare una correlazione quasi istantanea tra l’azione diretta e il risultato che ne consegue.
Cosa pensa la ragione, se il risultato non è visibile? Al fatto
che l’azione è inefficace o è sbagliata. E cosa riflette in questo caso lo specchio? Giusto. La stessa cosa. In questo modo il processo rallenta o segue un’altra direzione
Nel momento in cui la scelta è fatta, cioè viene inserita l’immagine del fine, lo specchio del mondo riceve l’ordine e procede a evaderlo secondo un piano preciso. Per quali vie verrà formato il riflesso dell’immagine lo sa solo lo specchio. Per la ragione queste vie sarebbero comunque inaccessibi- li. Però poi, quando la ragione vede che gli eventi si stanno muovendo secondo uno scenario strano, comincia a dare l’allarme e l’uomo alla fine decide di prendere il mondo per la gola. Deve pur fare qualcosa se le cose vanno diversamente! Egli pensa che non stia venendo fuori niente di buono e non
si accorge invece, che così facendo altera l’immagine del suo fine. Non solo: ma per di più comincia a muoversi in modo da sostenere il suo scenario e in questo modo compromette di nuovo la realizzazione proprio di quel piano invisibile e a lui sconosciuto che in realtà lo sta portando al successo.
L’uomo di solito ragiona in questo modo: voglio, ma ho paura che non ne venga fuori niente, oppure dubito di ottenere il risultato desiderato. Trovandosi oppresso dal peso della responsabilità di fronte a se stesso per la vittoria o la sconfitta, egli avanza a se stes- so e al mondo delle dure condizioni. Dal mondo aspetta, e da se stesso pretende. Alla fine il risultato è una tripla curvatura dello
specchio: voglio, ho paura, non mollo. Una bella tripla specchiera curva.
Se pensate che intenzione significhi pretendere dal mondo ciò che presumiate vi si debba, non otterrete nulla. E resterete con un pugno di mosche in mano
V Zeland – Le mele cadono in cielo
La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it
si accorge invece, che così facendo altera l’immagine del suo fine. Non solo: ma per di più comincia a muoversi in modo da sostenere il suo scenario e in questo modo compromette di nuovo la realizzazione proprio di quel piano invisibile e a lui sconosciuto che in realtà lo sta portando al successo.
L’uomo di solito ragiona in questo modo: voglio, ma ho paura che non ne venga fuori niente, oppure dubito di ottenere il risultato desiderato. Trovandosi oppresso dal peso della responsabilità di fronte a se stesso per la vittoria o la sconfitta, egli avanza a se stes- so e al mondo delle dure condizioni. Dal mondo aspetta, e da se stesso pretende. Alla fine il risultato è una tripla curvatura dello
specchio: voglio, ho paura, non mollo. Una bella tripla specchiera curva.
Se pensate che intenzione significhi pretendere dal mondo ciò che presumiate vi si debba, non otterrete nulla. E resterete con un pugno di mosche in mano
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