guardare la realtà circostante con occhi nuovi


Bisogna guardare la realtà circostante con occhi nuovi: possiedo la mia realtà allo stesso modo in cui possiedo il mio corpo. Bisogna entrare insieme alla realtà in un unico regime temporale, non aspettarsi cambiamenti immediati ma essere tranquilli, pazienti e determinati a raggiungere il proprio fine. 

Gestire il proprio corpo è facile, è una cosa normale per tutti......


...... Del resto, basta che l’uomo si senta in unione e in armonia col suo mondo per poter acquisire la capacità di gestirlo, come se fosse il suo corpo.

Questa capacità si è completamente atrofizzata ma la si può ripristinare. Per fare ciò occorre abituarsi a prestare sempre attenzione alla situazione circostante, occorre sentirsi parte di questo mondo, sapersi ritrovare nel suo contesto, saper cercare quei fili che ad esso ci legano. In altre parole, bisogna saper es- sere una particella separata del mondo e al contempo sapersi dissolvere in esso. Non nego che si tratti di un compito difficile. È una cosa che non si può insegnare. L’uomo può arrivare ad acquisire uno stato di unità col mondo solo attraverso la propria quotidiana esperienza. Ed è un per- corso che può durare una vita. Per questo, per coloro che non provassero attrazione
per le faticose pratiche di perfezionamento spirituale, esistono istruzioni semplici e accessibili.

Ecco di cosa si tratta. Non sempre si ottiene ciò che si desidera in poco tempo. Comunque sia, però, si riceve sempre ciò su cui è diretta l’intenzione. Per esempio, se vi serve aumentare la massa muscolare, l’attenzione dovrà essere concentrata su una diapositiva che contiene l’immagine dei muscoli in crescita. Se volete dimagrire, tutti i vostri pensieri dovranno contenere l’immagine del vostro corpo che diventa via via più snello. Se il vostro fine è aumentare l’energia d’intenzione, dovrete concentrarvi sull’involucro e sui flussi energetici. 

Ma se l’intenzione non è diretta da nessuna parte, non otterrete nulla. Realizzando gli esercizi senza avere un obiettivo preciso, sprecate il vostro tempo e le vostre forze.

Quando l’attenzione è concentrata non sul fine ma sugli sforzi, si consuma solo energia fisiologica, e basta. Infatti, lo sforzo è una via che porta al fine, è un mezzo per raggiungerlo, di conseguen- za vi troverete sempre in cammino, dato che lo specchio riflette solo ciò che è contenuto nell’immagine.

Nei bambini l’energia sprizza da tutti i pori, ma è incontrollabi- le e si disperde inutilmente nello spazio. Allo stesso modo, se por- tate la vostra energia d’intenzione a un alto livello senza tuttavia darle una direzione chiara, essa non servirà a nulla. Una semplice lampadina può illuminare solo lo spazio circostante. Un raggio laser collimato colpisce per molti chilometri. Quindi, se volete che la vostra energia funzioni, dovrete chiaramente focalizzarla sul fine.

La determinazione dirige l’energia in una direzione ben definita. È necessaria la concentrazione, non la tensione ma la concentrazione. Di solito la macchina dei pensieri si mette in moto da sola. Le idee nascono e muoiono senza control- lo, i pensieri saltano da un tema all’altro. La ragione “ritrae le gambine” come fa un bambino. Per controllare la realtà bisogna sforzarsi di tenere sotto controllo i pensieri. In un primo momento è un po’ difficile, ma poi diventa un’abitudine.

Per sviluppare quest’abitudine, basta seguire una semplice regola: abituarsi a pensare a quello che si fa nel determinato momento. Abituatevi a non fare nulla semplicemente così, sconsideratamente, galleggiando nella gelatina amorfa dei pensieri incontrol- lati. Proclamate la vostra dichiarazio- ne d’intenzione. Questo non significa che si debba essere sempre pronti a un immediato intervento. Lasciate andare i pensieri alla deriva quanto volete, ma fatelo di proposito, intenzionalmen- te, secondo il principio: se la mia mente vaga, è solo perché io lo consento. E con la stessa intenzione, quando è necessario, ritornate al vostro stato di concentrazione.

In sostanza, l’immagine dei vostri pensieri deve contenere fondamentalmente l’immagine che si vorrebbe vedere nel riflesso dello specchio duale. In questo modo, per raggiungere il proprio fine, non è nemmeno necessario trovarsi in uno stato ideale di unità organica con il mondo, ma è sufficiente fissare sistematicamente l’attenzione sulla diapositiva del fine. Controllando il corso dei propri pensieri, sottomettete la realtà al vostro volere.

Non importa se i pensieri escono continuamente dal controllo. L’importante è abituarsi a farli rientrare nel flusso della diapositiva del fine. Quando, per abitudine, i vostri pensieri ritornano al fine, la diapositiva diventerà un compagno inse- parabile e il suo scenario sarà sempre sullo sfondo, nel conte- sto di tutto ciò che vi accade. In questo caso potrete non avere dubbi: l’immagine verrà formata e lo specchio del mondo la rifletterà inevitabilmente nella realtà. 

Vadim Zeland







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