I 5 TIBETANI SECONDO ZELAND
Per ripristinare la capacità atrofizzata di gestire la propria energia occorre dedicare ai canali energetici la stessa attenzione che si dedica ai muscoli. Senza quest’attenzione, ogni ginnastica perde almeno la metà della sua efficacia se non finisce addirittura per trasformarsi in una perdita inutile di forze e di tempo.
Ogni esercizio fisico può essere trasformato in esercizio energetico. Proviamo a vedere cosa si può fare sull’esempio del gruppo degli esercizi tibetani descritti nel libro già menzionato di Peter Kelder e Eye of Revelation, noto in Italia con il titolo I cinque tibetani .
Non ripeterò la descrizione degli esercizi, si fa prima a leggerla dalla fonte originale. Mi soffermerò solo sulle sensazioni, su cui praticamente non viene detto niente. Se avete già avuto occasione di fare questa ginnastica, vi ricordate cosa avete provato? Probabilmente niente. Può anche darsi che abbiate abbandonato
6. e Eye of Revelation di Peter Kelder, uscito in italiano con il titolo I cinque tibetani presenta cinque esercizi. Nella versione russa, L’occhio della rinascenza, come scrive l’Autore, gli esercizi sono sei. Per comodità di orientamento, abbiamo indicato il libro diffuso nel mercato editoriale italiano, anche se l’Autore fa specifico riferimento al testo in versione russa, evidentemente differente rispetto a quello proposto in traduzione italiana.
questa pratica, delusi dai relativi progressi conseguiti. Nel libro, infatti, si parla solo dei movimenti e della respirazione, mentre niente viene detto sull’attenzione, su dove dev’essere diretta, sul fine stesso della ginnastica. A che cosa si dovrebbe pensare, fa- cendo questi esercizi, ai problemi del giorno in arrivo?
Sorrido sempre quando noto le maniere caratteristiche di certi guru. Pieni della loro importanza, essi espongono le loro dottrine nei libri e sottolineano sempre che ci sono delle sfumature che il maestro può trasmettere agli allievi solo diretta- mente. Che cosa vorranno mai dire con questo? Che il maestro sussurra queste sfumature solo a qualcuno in un orecchio? Ritengo che non esista alcun mistero che non possa essere spiegato con parole normali, anche sulla carta. In caso contrario sarebbe necessario riconoscere che, o non si sa fino in fondo la sostanza di quello che si pretende di insegnare, o si vuole nascondere qualcosa intenzionalmente.
A questo proposito, non ho capito perché nei Cinque tibetani sia stato ignorato l’aspetto più sostanziale. Cominciamo con il dire che, nel libro, i movimenti vengono definiti non esercizi ma azioni rituali. Perché mai? I movimenti, di per sé, non contengono nulla di così talmente particolare da poter essere concepiti come mezzo finalizzato ad aumentare notevolmente il potenziale energetico e a pretendere al ruolo di pratica di ringiovanimento. L’importante, infatti, è un’altro fattore, e, più precisamente, l’oggetto su cui si deve concentrare l’attenzione durante lo svolgimento degli esercizi. Di seguito vi spiego come dev’essere fatta questa ginnastica.
PRIMA AZIONE È opportuno dividere la rotazione in tre cicli, di dodici, quindici e diciotto giri. Questi numeri non sono fissi e non hanno alcun significato, perciò si possono variare a piacimento, così come suggeriscono l’intenzione e il corpo. La logica dei tre cicli risiede invece nel fatto che l’accelerazione dei vortici energetici viene indotta proprio dal brusco arresto dopo il movimento di rotazione. Bisogna ruotare liberamente, in stato di piena distensione, facendo attenzione alla forza centrifuga che tende ad allontanare le braccia.
Ogni esercizio fisico può essere trasformato in esercizio energetico. Proviamo a vedere cosa si può fare sull’esempio del gruppo degli esercizi tibetani descritti nel libro già menzionato di Peter Kelder e Eye of Revelation, noto in Italia con il titolo I cinque tibetani .
Non ripeterò la descrizione degli esercizi, si fa prima a leggerla dalla fonte originale. Mi soffermerò solo sulle sensazioni, su cui praticamente non viene detto niente. Se avete già avuto occasione di fare questa ginnastica, vi ricordate cosa avete provato? Probabilmente niente. Può anche darsi che abbiate abbandonato
6. e Eye of Revelation di Peter Kelder, uscito in italiano con il titolo I cinque tibetani presenta cinque esercizi. Nella versione russa, L’occhio della rinascenza, come scrive l’Autore, gli esercizi sono sei. Per comodità di orientamento, abbiamo indicato il libro diffuso nel mercato editoriale italiano, anche se l’Autore fa specifico riferimento al testo in versione russa, evidentemente differente rispetto a quello proposto in traduzione italiana.
questa pratica, delusi dai relativi progressi conseguiti. Nel libro, infatti, si parla solo dei movimenti e della respirazione, mentre niente viene detto sull’attenzione, su dove dev’essere diretta, sul fine stesso della ginnastica. A che cosa si dovrebbe pensare, fa- cendo questi esercizi, ai problemi del giorno in arrivo?
Sorrido sempre quando noto le maniere caratteristiche di certi guru. Pieni della loro importanza, essi espongono le loro dottrine nei libri e sottolineano sempre che ci sono delle sfumature che il maestro può trasmettere agli allievi solo diretta- mente. Che cosa vorranno mai dire con questo? Che il maestro sussurra queste sfumature solo a qualcuno in un orecchio? Ritengo che non esista alcun mistero che non possa essere spiegato con parole normali, anche sulla carta. In caso contrario sarebbe necessario riconoscere che, o non si sa fino in fondo la sostanza di quello che si pretende di insegnare, o si vuole nascondere qualcosa intenzionalmente.
A questo proposito, non ho capito perché nei Cinque tibetani sia stato ignorato l’aspetto più sostanziale. Cominciamo con il dire che, nel libro, i movimenti vengono definiti non esercizi ma azioni rituali. Perché mai? I movimenti, di per sé, non contengono nulla di così talmente particolare da poter essere concepiti come mezzo finalizzato ad aumentare notevolmente il potenziale energetico e a pretendere al ruolo di pratica di ringiovanimento. L’importante, infatti, è un’altro fattore, e, più precisamente, l’oggetto su cui si deve concentrare l’attenzione durante lo svolgimento degli esercizi. Di seguito vi spiego come dev’essere fatta questa ginnastica.
PRIMA AZIONE È opportuno dividere la rotazione in tre cicli, di dodici, quindici e diciotto giri. Questi numeri non sono fissi e non hanno alcun significato, perciò si possono variare a piacimento, così come suggeriscono l’intenzione e il corpo. La logica dei tre cicli risiede invece nel fatto che l’accelerazione dei vortici energetici viene indotta proprio dal brusco arresto dopo il movimento di rotazione. Bisogna ruotare liberamente, in stato di piena distensione, facendo attenzione alla forza centrifuga che tende ad allontanare le braccia.
Dopo esservi fermati, chiudete gli occhi: dovreste sentire che i vortici energetici continuano a girare per inerzia. Sentirete la vostra energia. A questo punto indirizzate l’attenzione secondo quest’impostazione: «Ho un forte potenziale energetico. L’energia mi ripulisce tutti i canali, tutti i vasi, tutto l’organismo. In un organismo pulito l’energia scorre liberamente. Il mio potenziale energetico è in aumento». Ripetete quest’affermazione finché non passa il capogiro. Nella maggior parte delle persone i vortici ruotano in senso orario, ma in alcuni può essere il contrario. Quindi, se ruotando percepite un senso di disagio e un’evidente resistenza del corpo al movimento, cambiate direzione e cominciate a ruotare in senso anti-orario.
SECONDA AZIONE Cercate di eseguirla con qualità, senza fretta, con le gambe diritte e i talloni distesi. Se fate fatica a ripetere ventun volte l’azione, fatene di meno, l’importante è la qualità dell’esecuzione. A ogni ripetizione, dopo aver abbassato le gambe, rilassatevi e, espirando, cercate di seguire le vostre sensazioni per un paio di secondi. Dovreste sentire l’afflusso lento dell’energia che si diffonde lungo tutto il vostro corpo. Nella fase di distensione è molto importante dedicare atten- zione a questa sensazione. Bisogna lavorare pensando non solo di pompare i muscoli ma soprattutto di pompare l’or- ganismo di energia. Se il vostro fisico ve lo permette, potete eseguire quest’azione appesi a una barra. Inspirando all’inizio, sollevate le gambe finché potete tenendole ben tese e tratte- nendo il respiro. Abbassandole, espirate e distendetevi. Senti- rete sicuramente una sensazione caratteristica di riempimento d’energia. L’importante è prestare la giusta attenzione: se non ci si focalizza sull’attenzione, gli esercizi, lungi dall’essere azioni rituali, si trasformano in azioni svuotate di senso. Ad azione conclusa, alzatevi energicamente al momento dell’in- spirazione, lanciando le braccia in alto, e cercate di sentire il movimento dell’energia. Poi, senza pausa, espirate, allargando le braccia (fate attenzione, potete anche alzarvi al momento
dell’espirazione e abbassare le braccia al momento dell’inspi- razione).
SECONDA AZIONE Cercate di eseguirla con qualità, senza fretta, con le gambe diritte e i talloni distesi. Se fate fatica a ripetere ventun volte l’azione, fatene di meno, l’importante è la qualità dell’esecuzione. A ogni ripetizione, dopo aver abbassato le gambe, rilassatevi e, espirando, cercate di seguire le vostre sensazioni per un paio di secondi. Dovreste sentire l’afflusso lento dell’energia che si diffonde lungo tutto il vostro corpo. Nella fase di distensione è molto importante dedicare atten- zione a questa sensazione. Bisogna lavorare pensando non solo di pompare i muscoli ma soprattutto di pompare l’or- ganismo di energia. Se il vostro fisico ve lo permette, potete eseguire quest’azione appesi a una barra. Inspirando all’inizio, sollevate le gambe finché potete tenendole ben tese e tratte- nendo il respiro. Abbassandole, espirate e distendetevi. Senti- rete sicuramente una sensazione caratteristica di riempimento d’energia. L’importante è prestare la giusta attenzione: se non ci si focalizza sull’attenzione, gli esercizi, lungi dall’essere azioni rituali, si trasformano in azioni svuotate di senso. Ad azione conclusa, alzatevi energicamente al momento dell’in- spirazione, lanciando le braccia in alto, e cercate di sentire il movimento dell’energia. Poi, senza pausa, espirate, allargando le braccia (fate attenzione, potete anche alzarvi al momento
dell’espirazione e abbassare le braccia al momento dell’inspi- razione).
Affermate il pensiero-forma: «Ho un forte potenziale energetico». Cogliete l’afflusso di energia. In questo stesso modo dovete concludere anche le tre azioni successive.
TERZA AZIONE Quest’azione potrebbe sembrare assolutamente priva di senso e infatti lo è, se la si compie come un semplice movimento, senza la dovuta attenzione. Inarcandovi all’indietro e ritornando alla posizione iniziale, fate in modo di concentrare l’attenzione sui principali flussi energetici. I flussi passano attraverso l’asse centrale del corpo: quello ascendente, leggermente davanti l’asse, e quello discendente appena dietro. Se nella prima azione avete definito per voi una rotazione in senso antiorario, la direzione dei flussi può essere contraria. Ascoltate il vostro corpo, sarà esso a suggerirvi come meglio muovervi.
Nel libro [Reality Transurfing, Avanti nel passato, cap. I, L’energia; N.d.T.] si è spiegato come fare per cogliere al meglio questi flussi. Riassumo il concetto: provate a immaginare che dal centro stesso del corpo si allunghino due lancette poste orizzontalmente e opposte tra di loro, una diretta in avanti, l’altra all’indietro. Le lancette fuoriescono dal corpo di 20-30 cm e anche più. Provate mentalmente a girare le lancette simultaneamente, quella anteriore verso l’alto e quella posteriore verso il basso, in modo tale che si pongano in direzione verticale rispetto alla spina dorsale. Sentirete immediatamente che i canali energetici si sono attivati. È come se giraste la chiave che li attiva. Ebbene, eseguendo la terza azione, attivate i canali, immaginatevi, già senza pensare alla “chiave”, che una certa sostanza stia scorrendo contemporaneamente in doppia direzione lungo l’asse centrale del vostro corpo.
QUARTA AZIONE Se la si compie alla perfezione, com’è indicato nel libro, si può provare un senso di disagio. Per quanto utile sia quest’esercizio, se il corpo prova una sensazione di disagio non c’è da aspettarsi alcuno slancio d’energia, al contrario, lo scomodo movimento potrebbe anche bloccare i canali. Se provate un senso di malessere, dunque, modificate pure l’esercizio in modo che vi sia comodo eseguirlo. Potete cambiare per esempio, la posizione delle palme e metterle come vi sembra sia più pratico. Se non avete voglia di atterrare al suolo, non raddrizzate le gambe fino in fondo e non toccate terra. L’importante, in quest’azione, è dedica- re attenzione ai canali centrali quando la schiena si inarca all’indietro. Inarcandovi all’indietro parallelamente al pavi- mento, attivate i flussi e subito dopo ritornate alla “posizione di oscillazione”, come se steste dondolando su un’altalena.
QUINTA AZIONE Quando il corpo viene lanciato in avanti, di- rigete l’intenzione sull’accelerazione dei flussi centrali. Con- temporaneamente all’energico “lancio” del corpo, lanciate anche i flussi centrali: costringendoli a fluire velocemente per il corpo; immaginate che una forza potente vi stia penetrando completamente. L’intenzione (volontà) si nutre proprio di questa forza, dell’energia libera. Un basso livello energetico è la causa principale dell’apatia, dell’umore depressivo, della stanchezza cronica, delle malattie. La causa di un basso potenziale energetico è dovuta anche all’intasamento dell’or- ganismo, al blocco e all’atrofia dei canali energetici e a volte anche a problemi con la spina dorsale. L’uomo non elabora l’energia, la prende dal cosmo e ne prende quanta più ne può. Il corpo dell’uomo (fisico, astrale ecc.) funge da ricevitore e al contempo da trasformatore, ritrasmittente di energia. Il fine delle azioni rituali consiste nel ripulire, rianimare, rin- giovanire i canali energetici. Proprio a questo fine dev’essere diretta l’intenzione, e in questo caso l’energia libera, fonte di intenzione, potrà alimentare e incrementare se stessa. Quan- to maggiore sarà il livello di energia libera, tanto maggiore sarà il tono vitale e la capacità di gestire la realtà.
SESTA AZIONE Fine di quest’azione non è soffocare l’energia sessuale, anche perché difficilmente riuscirebbe. La natura non si può certo addomesticare, e varrebbe poi la pena farlo? Secondo una certa opinione, rinunciare ai rapporti sessuali è un metodo per prolungare la vita; nessuno, però, l’ha ancora dimostrato. In generale, attorno all’argomento “sesso” girano molteplici interpretazioni, controverse e dubbie, dall’impostazione religiosa a quella medica. È un tema troppo delicato, sotto tutti gli aspetti, per questo le versioni sono mol- te. A mio parere, in questo campo non si dovrebbe credere ad alcuno e si dovrebbero seguire esclusivamente le proprie convinzioni e intuizioni. A questo proposito ognuno ottiene quello che pensa, come, del resto, in tutte le altre questioni. Il mondo, infatti, è uno specchio.
Qual è quindi lo scopo della sesta azione? Lo scopo è la ridistribuzione di una parte dell’energia dai chakra inferiori a quelli superiori. Nell’essere umano i chakra inferiori sono più sviluppati e sono responsabili in primo luogo dell’istinto di sopravvivenza, istinto che in una società evoluta civile ha perso la sua attualità. I chakra superiori, invece, amore, creatività, consapevolezza, l’Io superiore, sono debolmente sviluppati. Rafforzarli fa sempre bene.
È meglio eseguire questo passaggio con gli occhi chiusi. Al momento dell’inspirazione, immaginate che una nuvola di una certa sostanza salga verso l’alto lungo l’asse centrale del vostro corpo. Dopo aver inspirato, fate una pausa di un paio di secondi e fissate la sensazione che provate. Facendolo, affermate il seguente pensiero-forma: «L’energia viene ridistribuita nei chakra superiori». Espirando, inclinati in avanti, continuate a mantenere fissa l’attenzione sul movimento di energia. Raddrizzandovi, di nuovo, affermate un pensiero-forma, che potete aggiungere a vostra discrezione, per esempio: «La mia mente è più chiara, capisco tutto chiaramente e articolo chiaramente i miei pensieri», «Il mio Io superiore si risveglia», «I miei poteri creativi si stanno manifestando», «Mi sto riempiendo di energia d’amore» e così via, esprimendo il risultato che vorreste conseguire. Dovete essere intenzionati a spingere in su la nuvola energetica, o il flusso, o quello che sentite, ognuno di noi prova delle sensazioni individuali. Dopo l’inspirazione espirate spalancando bene gli occhi e cercando al contempo di immaginare il flusso d’energia che defluisce dagli occhi, un modo per eliminarne dalla testa un eventuale eccesso. La sesta azione può essere ripetuta tre volte, è più che sufficiente. Se invece temete per la vostra carica sessuale, potete eseguirla una o due volte alla settimana al massimo.
Nelle pause tra i movimenti sarà molto utile fare due inspi- razioni energetiche, come consiglia Christopher Kilham, nel suo libro e Five Tibetans7. Propongo di eseguire questi respiri nel modo che segue: stendete il petto, mettete le mani sulla cintura con i pollici in avanti. Cominciate a fare un respiro lento e appena percettibile attraverso il naso. Dovreste inspirare non tanto l’aria quanto l’energia; ciò significa che, nelle narici, il movimento dell’aria non si dovrebbe sentire, o meglio, do- vreste sentire il progressivo riempimento del corpo di energia, forza, calore, di una certa sostanza o di qualsiasi cosa vi sembra meglio immaginare. Il riempimento avverrà o dal basso verso l’alto, come succede quando si riempie un bicchiere, o simultaneamente in tutto il corpo.
La durata dell’inspirazione dovrà essere di 40-50 secondi. Agendo, affermate l’intenzione con il seguente pensiero-forma: «Sono pieno di energia, ne ho oltremisura. La mia energia è in aumento. Ho un’energia potente, che diventa di giorno in giorno sempre più potente. Irradio energia d’amore e di fascino. Sono una pura fonte di energia. La gente sente la mia energia e ed è ben disposta nei miei confronti».
Per quanto riguarda quest’ultimo momento, ve ne convince- rete di persona e quando vedrete che la gente è davvero piena di simpatia nei vostri confronti non dimenticate di constatare a voi stessi che la tecnica funziona realmente. Questa afferma-zione è necessaria alla ragione che ha costantemente dei dubbi: “Ma sono davvero in grado di avere questo successo?”. Il pen- siero-forma può essere completato a vostra discrezione e anche diviso a piacere durante le due inspirazioni. L’importante è non ripetere queste parole meccanicamente (mentalmente o ad alta voce, non fa differenza): sforzatevi di sentire, immaginare quello che volete ottenere. Dichiarate la vostra intenzione con la massima determinazione, ma senza sforzo. Il potere dell’intenzione non è nella tensione ma nella concentrazione. Finito di inspirare, abbassate le braccia e fate un’espirazione veloce e libera. Dovreste sentire come, espirando, un’ondata di energia si diffonde da voi a tutto l’ambiente circostante, riempiendone lo spazio; potreste anche sentirvi circondati da una sorta di sfera del raggio di 5-7 m: «Ho un potente campo energetico».
Ora capite perché i sei movimenti tibetani sono stati definiti azioni rituali. Non si tratta di semplici esercizi fisici, ma, appunto, di una sorta di rituale, cui viene affidata l’intenzione. Se non si concentra l’attenzione e se non si fa una dichiarazione d’intenzione, il rituale perde d’efficacia e di senso.
La serie tibetana non si limita ai sei movimenti. Nel libro di A. Privalov e A. Siderskij, L’occhio della rinascenza per la nuova epoca, si riporta un’aggiunta fondamentale, il cerchio mattutino e serale, due azioni che si eseguono al mattino e alla sera. Nel libro gli autori spiegano bene a cosa bisogna prestare attenzione eseguendo i movimenti. I cerchi (specialmente quello mattuti- no) contengono uno spettro di sensazioni molto ricco: quando le sentirete, capirete. L’importante è “guardare il proprio corpo”, cogliere le sensazioni, e non muoversi semplicemente ma, letteralmente, lasciarsi andare allo sballo.
In generale, ogni esercizio fisico si trasforma in energetico se si fissa l’attenzione sulle sensazioni e sui flussi centrali. C’è un esercizio efficace, che nell’esercito viene chiamato “la molla dei soldati”. Bisogna stare in piedi ben diritti. Contare fino a uno, fare un’inspirazione alzando contemporaneamente le braccia in avanti in alto e inarcando il corpo all’indietro. Al due, bisogna trattenere il respiro e, senza flettere le gambe, piegarsi in avanti cercando di arrivare a toccare terra con la punta delle dita o con l’intero palmo della mani, se si riesce. Al tre ci si deve accucciare, portando le braccia in avanti ed espirando contemporaneamente. Al quattro bisogna alzarsi, abbassando le braccia lungo i fianchi e facendo una pausa di un paio di secondi, cercando di attivare i canali centrali. Se l’esercizio viene ben eseguito si sente che dal basso e dall’alto del corpo cominciano a zampillare le fontane energetiche. Sarebbe utile eseguire questo esercizio a mo’ di riscal- damento, prima di cominciare la serie dei movimenti tibetani.
Questi movimenti sono di per sé utili perché comprimono, estendono e massaggiano gli organi interni e col tempo finiscono per depurarli e rigenerarli. Questo tipo di ginnastica fa dunque bene sia ai muscoli che agli organi interni. Si tenga pre- sente che il corpo di un uomo che segue un ritmo sedentario di vita, assomiglia a una pozzanghera d’acqua ferma.
Per quanto riguarda l’avvertimento minaccioso di Peter Kelder, relativo al fatto che questa ginnastica va eseguita ogni giorno e lunghe pause possono causare conseguenze spiacevoli, posso dire questo: facendo ginnastica (non è importante quale) per un periodo piuttosto prolungato di tempo, si porta l’organismo a un livello fisico ed energetico piuttosto alto. Ebbene, la particolarità di quest’alto livello raggiunto consiste nel fatto che, interrompendo gli esercizi, si rischia di rotolare in basso, e addirittura ancora più in basso del livello di partenza. Il problema è che se dopo un po’ di tempo si decide di recuperare l’alto livello precedentemente raggiunto, sarà molto più difficile farlo. Per questo, se si comincia, è meglio non fare intervalli superiori a un giorno o due. Bisogna ricordare che non si tratta di misure temporanee di ripristino della salute, ma di uno stile di vita.
IL GENERATORE DI INTENZIONE
QUARTA AZIONE Se la si compie alla perfezione, com’è indicato nel libro, si può provare un senso di disagio. Per quanto utile sia quest’esercizio, se il corpo prova una sensazione di disagio non c’è da aspettarsi alcuno slancio d’energia, al contrario, lo scomodo movimento potrebbe anche bloccare i canali. Se provate un senso di malessere, dunque, modificate pure l’esercizio in modo che vi sia comodo eseguirlo. Potete cambiare per esempio, la posizione delle palme e metterle come vi sembra sia più pratico. Se non avete voglia di atterrare al suolo, non raddrizzate le gambe fino in fondo e non toccate terra. L’importante, in quest’azione, è dedica- re attenzione ai canali centrali quando la schiena si inarca all’indietro. Inarcandovi all’indietro parallelamente al pavi- mento, attivate i flussi e subito dopo ritornate alla “posizione di oscillazione”, come se steste dondolando su un’altalena.
QUINTA AZIONE Quando il corpo viene lanciato in avanti, di- rigete l’intenzione sull’accelerazione dei flussi centrali. Con- temporaneamente all’energico “lancio” del corpo, lanciate anche i flussi centrali: costringendoli a fluire velocemente per il corpo; immaginate che una forza potente vi stia penetrando completamente. L’intenzione (volontà) si nutre proprio di questa forza, dell’energia libera. Un basso livello energetico è la causa principale dell’apatia, dell’umore depressivo, della stanchezza cronica, delle malattie. La causa di un basso potenziale energetico è dovuta anche all’intasamento dell’or- ganismo, al blocco e all’atrofia dei canali energetici e a volte anche a problemi con la spina dorsale. L’uomo non elabora l’energia, la prende dal cosmo e ne prende quanta più ne può. Il corpo dell’uomo (fisico, astrale ecc.) funge da ricevitore e al contempo da trasformatore, ritrasmittente di energia. Il fine delle azioni rituali consiste nel ripulire, rianimare, rin- giovanire i canali energetici. Proprio a questo fine dev’essere diretta l’intenzione, e in questo caso l’energia libera, fonte di intenzione, potrà alimentare e incrementare se stessa. Quan- to maggiore sarà il livello di energia libera, tanto maggiore sarà il tono vitale e la capacità di gestire la realtà.
SESTA AZIONE Fine di quest’azione non è soffocare l’energia sessuale, anche perché difficilmente riuscirebbe. La natura non si può certo addomesticare, e varrebbe poi la pena farlo? Secondo una certa opinione, rinunciare ai rapporti sessuali è un metodo per prolungare la vita; nessuno, però, l’ha ancora dimostrato. In generale, attorno all’argomento “sesso” girano molteplici interpretazioni, controverse e dubbie, dall’impostazione religiosa a quella medica. È un tema troppo delicato, sotto tutti gli aspetti, per questo le versioni sono mol- te. A mio parere, in questo campo non si dovrebbe credere ad alcuno e si dovrebbero seguire esclusivamente le proprie convinzioni e intuizioni. A questo proposito ognuno ottiene quello che pensa, come, del resto, in tutte le altre questioni. Il mondo, infatti, è uno specchio.
Qual è quindi lo scopo della sesta azione? Lo scopo è la ridistribuzione di una parte dell’energia dai chakra inferiori a quelli superiori. Nell’essere umano i chakra inferiori sono più sviluppati e sono responsabili in primo luogo dell’istinto di sopravvivenza, istinto che in una società evoluta civile ha perso la sua attualità. I chakra superiori, invece, amore, creatività, consapevolezza, l’Io superiore, sono debolmente sviluppati. Rafforzarli fa sempre bene.
È meglio eseguire questo passaggio con gli occhi chiusi. Al momento dell’inspirazione, immaginate che una nuvola di una certa sostanza salga verso l’alto lungo l’asse centrale del vostro corpo. Dopo aver inspirato, fate una pausa di un paio di secondi e fissate la sensazione che provate. Facendolo, affermate il seguente pensiero-forma: «L’energia viene ridistribuita nei chakra superiori». Espirando, inclinati in avanti, continuate a mantenere fissa l’attenzione sul movimento di energia. Raddrizzandovi, di nuovo, affermate un pensiero-forma, che potete aggiungere a vostra discrezione, per esempio: «La mia mente è più chiara, capisco tutto chiaramente e articolo chiaramente i miei pensieri», «Il mio Io superiore si risveglia», «I miei poteri creativi si stanno manifestando», «Mi sto riempiendo di energia d’amore» e così via, esprimendo il risultato che vorreste conseguire. Dovete essere intenzionati a spingere in su la nuvola energetica, o il flusso, o quello che sentite, ognuno di noi prova delle sensazioni individuali. Dopo l’inspirazione espirate spalancando bene gli occhi e cercando al contempo di immaginare il flusso d’energia che defluisce dagli occhi, un modo per eliminarne dalla testa un eventuale eccesso. La sesta azione può essere ripetuta tre volte, è più che sufficiente. Se invece temete per la vostra carica sessuale, potete eseguirla una o due volte alla settimana al massimo.
Nelle pause tra i movimenti sarà molto utile fare due inspi- razioni energetiche, come consiglia Christopher Kilham, nel suo libro e Five Tibetans7. Propongo di eseguire questi respiri nel modo che segue: stendete il petto, mettete le mani sulla cintura con i pollici in avanti. Cominciate a fare un respiro lento e appena percettibile attraverso il naso. Dovreste inspirare non tanto l’aria quanto l’energia; ciò significa che, nelle narici, il movimento dell’aria non si dovrebbe sentire, o meglio, do- vreste sentire il progressivo riempimento del corpo di energia, forza, calore, di una certa sostanza o di qualsiasi cosa vi sembra meglio immaginare. Il riempimento avverrà o dal basso verso l’alto, come succede quando si riempie un bicchiere, o simultaneamente in tutto il corpo.
La durata dell’inspirazione dovrà essere di 40-50 secondi. Agendo, affermate l’intenzione con il seguente pensiero-forma: «Sono pieno di energia, ne ho oltremisura. La mia energia è in aumento. Ho un’energia potente, che diventa di giorno in giorno sempre più potente. Irradio energia d’amore e di fascino. Sono una pura fonte di energia. La gente sente la mia energia e ed è ben disposta nei miei confronti».
Per quanto riguarda quest’ultimo momento, ve ne convince- rete di persona e quando vedrete che la gente è davvero piena di simpatia nei vostri confronti non dimenticate di constatare a voi stessi che la tecnica funziona realmente. Questa afferma-zione è necessaria alla ragione che ha costantemente dei dubbi: “Ma sono davvero in grado di avere questo successo?”. Il pen- siero-forma può essere completato a vostra discrezione e anche diviso a piacere durante le due inspirazioni. L’importante è non ripetere queste parole meccanicamente (mentalmente o ad alta voce, non fa differenza): sforzatevi di sentire, immaginare quello che volete ottenere. Dichiarate la vostra intenzione con la massima determinazione, ma senza sforzo. Il potere dell’intenzione non è nella tensione ma nella concentrazione. Finito di inspirare, abbassate le braccia e fate un’espirazione veloce e libera. Dovreste sentire come, espirando, un’ondata di energia si diffonde da voi a tutto l’ambiente circostante, riempiendone lo spazio; potreste anche sentirvi circondati da una sorta di sfera del raggio di 5-7 m: «Ho un potente campo energetico».
Ora capite perché i sei movimenti tibetani sono stati definiti azioni rituali. Non si tratta di semplici esercizi fisici, ma, appunto, di una sorta di rituale, cui viene affidata l’intenzione. Se non si concentra l’attenzione e se non si fa una dichiarazione d’intenzione, il rituale perde d’efficacia e di senso.
La serie tibetana non si limita ai sei movimenti. Nel libro di A. Privalov e A. Siderskij, L’occhio della rinascenza per la nuova epoca, si riporta un’aggiunta fondamentale, il cerchio mattutino e serale, due azioni che si eseguono al mattino e alla sera. Nel libro gli autori spiegano bene a cosa bisogna prestare attenzione eseguendo i movimenti. I cerchi (specialmente quello mattuti- no) contengono uno spettro di sensazioni molto ricco: quando le sentirete, capirete. L’importante è “guardare il proprio corpo”, cogliere le sensazioni, e non muoversi semplicemente ma, letteralmente, lasciarsi andare allo sballo.
In generale, ogni esercizio fisico si trasforma in energetico se si fissa l’attenzione sulle sensazioni e sui flussi centrali. C’è un esercizio efficace, che nell’esercito viene chiamato “la molla dei soldati”. Bisogna stare in piedi ben diritti. Contare fino a uno, fare un’inspirazione alzando contemporaneamente le braccia in avanti in alto e inarcando il corpo all’indietro. Al due, bisogna trattenere il respiro e, senza flettere le gambe, piegarsi in avanti cercando di arrivare a toccare terra con la punta delle dita o con l’intero palmo della mani, se si riesce. Al tre ci si deve accucciare, portando le braccia in avanti ed espirando contemporaneamente. Al quattro bisogna alzarsi, abbassando le braccia lungo i fianchi e facendo una pausa di un paio di secondi, cercando di attivare i canali centrali. Se l’esercizio viene ben eseguito si sente che dal basso e dall’alto del corpo cominciano a zampillare le fontane energetiche. Sarebbe utile eseguire questo esercizio a mo’ di riscal- damento, prima di cominciare la serie dei movimenti tibetani.
Questi movimenti sono di per sé utili perché comprimono, estendono e massaggiano gli organi interni e col tempo finiscono per depurarli e rigenerarli. Questo tipo di ginnastica fa dunque bene sia ai muscoli che agli organi interni. Si tenga pre- sente che il corpo di un uomo che segue un ritmo sedentario di vita, assomiglia a una pozzanghera d’acqua ferma.
Per quanto riguarda l’avvertimento minaccioso di Peter Kelder, relativo al fatto che questa ginnastica va eseguita ogni giorno e lunghe pause possono causare conseguenze spiacevoli, posso dire questo: facendo ginnastica (non è importante quale) per un periodo piuttosto prolungato di tempo, si porta l’organismo a un livello fisico ed energetico piuttosto alto. Ebbene, la particolarità di quest’alto livello raggiunto consiste nel fatto che, interrompendo gli esercizi, si rischia di rotolare in basso, e addirittura ancora più in basso del livello di partenza. Il problema è che se dopo un po’ di tempo si decide di recuperare l’alto livello precedentemente raggiunto, sarà molto più difficile farlo. Per questo, se si comincia, è meglio non fare intervalli superiori a un giorno o due. Bisogna ricordare che non si tratta di misure temporanee di ripristino della salute, ma di uno stile di vita.
IL GENERATORE DI INTENZIONE
E, infine, l’ultimo passo, “il Generatore d’intenzione”. Lo ripetiamo ancora una volta nel contesto di sviluppo dell’energia e dell’intelletto. Si tratta di uno degli esercizi energetici più antichi, giunto fino a noi dal buio dei millenni: è un’eredità che ci hanno lasciato i maghi di Atlantide. Piegate i gomiti davanti a voi, come se reggeste una palla. Concentrate la tensione tra i palmi delle mani fino a sentire il grumo elastico dell’energia. Muovete le mani come se teneste e stringeste un palloncino gonfiabile. Non appena sentite un formicolio nei palmi e percepite la presenza di una sostanza elastica tra essi, cominciate a muovere le braccia come se steste suonando la fisarmonica. Fate attenzione alle sensazioni che provate a livello del capo. Quando le braccia si allargano dovrebbe sembrare che in testa qualcosa si comprima e al contrario, quando le mani si avvicinano dovrebbe sembrare che qualcosa si espanda. Prestate attenzione a come il cervello reagisce ai movimenti. Continuate a muovere le braccia e affermate al contempo il pensiero-forma: «Nella mia mente c’è un programma di auto-perfezionamento. Il cervello è in continua evoluzione e miglioramento. Si stanno formando nuove connessioni tra gli emisferi. Entrambi gli emisferi funzionano in perfetta armo- nia e sincronia. Ho un cervello geniale. Mi vengono in mente idee geniali. I miei ragionamenti sono fuori dagli schemi. Le risorse del mio cervello sono attive, il cervello è attivo al 100%. Ho un potente intelletto che diventa di giorno in giorno sempre più potente. Posso facilmente risolvere qualsiasi problema. La mia mente è chiara. Per me tutto è trasparente e semplice. Capisco chiaramente tutto e posso articolare chiaramente ogni mio pensiero». Potete utilizzare questo pensiero-forma o modificarlo a vostro piacimento.
Provate poi a invertire le sensazioni: lasciate che sia il cervello stesso ora a muovere le mani. Quando sentite che in testa qualcosa si espande, le mani automaticamente si dovrebbero stringere, e viceversa. Può darsi che non riusciate subito a ottenere questi risultati, ma prima o poi ci riuscirete senz’altro. È una ginnastica per il cervello e il cervello se ne bea. Lavorate ancora un po’, quindi, passate dai movimenti orizzontali delle braccia a quelli circolari, immaginando di montare una nuvola di zucchero filato. Mentre vi muovete, convogliate l’attenzione sul vostro involucro energetico, sentite l’omogeneità e l’unione tra il grumo energetico, venutosi a formare tra le palme delle mani, e l’involucro stesso. In altre parole, provate a immaginare di “montare” la vostra energia come se fosse in un mixer. Il grumo rappresenta la concentrazione della vostra energia. Con la vostra intenzione è come se gonfiaste l’intero involucro energetico. Il risultato finale è che il vostro corpo energetico si risistema e si trasforma in una struttura che emette nello spazio delle varianti il pensiero-forma lanciato. Così funziona il generatore d’intenzione.
Continuando il movimento, affermate il vostro pensiero- forma personale, componetelo secondo i vostri desideri, secondo quello che vorreste raggiungere nella vita, per esempio: «Sto promuovendo con successo il mio progetto» e pronunciate tutto quanto è connesso a questo progetto. Non limitatevi a pronunciare semplicemente le parole, ma provate a immaginare vividamente che le cose stanno andando bene, state avanzando in carriera, sta aumentando lo stipendio ecc. Il pensiero-forma dovrà contenere un concentrato simbolico di tutto quello che vorreste ricevere dalla vita, attorno all’affermazione dell’aspetto chiave. Così si formerà il vostro programma. Alla fine, fermate il movimento delle mani e provate a sentire il grumo di energia venutosi a formare: noterete che è diventato più denso. Prendetelo con le mani e “strofinatevelo” in un unico movimento sulla faccia e sul corpo, proprio come fanno i musulmani. Ora, dopo aver caricato l’involucro di energia, passerete la giornata irradiando nello spazio a voi circostante la vostra intenzione. Si dovrà assolutamente evitare di essere in tensione e di fare pressione su di sé e sul mondo. Dichiarate la vostra intenzione con determinazione, calma e fermezza. Ricordatevi: così come le onde del mare rotolano verso la riva, spassionatamente e inevitabilmente, altrettanto inevitabilmente verrà realizzata la vostra intenzione.
V.Z.
La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it
Provate poi a invertire le sensazioni: lasciate che sia il cervello stesso ora a muovere le mani. Quando sentite che in testa qualcosa si espande, le mani automaticamente si dovrebbero stringere, e viceversa. Può darsi che non riusciate subito a ottenere questi risultati, ma prima o poi ci riuscirete senz’altro. È una ginnastica per il cervello e il cervello se ne bea. Lavorate ancora un po’, quindi, passate dai movimenti orizzontali delle braccia a quelli circolari, immaginando di montare una nuvola di zucchero filato. Mentre vi muovete, convogliate l’attenzione sul vostro involucro energetico, sentite l’omogeneità e l’unione tra il grumo energetico, venutosi a formare tra le palme delle mani, e l’involucro stesso. In altre parole, provate a immaginare di “montare” la vostra energia come se fosse in un mixer. Il grumo rappresenta la concentrazione della vostra energia. Con la vostra intenzione è come se gonfiaste l’intero involucro energetico. Il risultato finale è che il vostro corpo energetico si risistema e si trasforma in una struttura che emette nello spazio delle varianti il pensiero-forma lanciato. Così funziona il generatore d’intenzione.
Continuando il movimento, affermate il vostro pensiero- forma personale, componetelo secondo i vostri desideri, secondo quello che vorreste raggiungere nella vita, per esempio: «Sto promuovendo con successo il mio progetto» e pronunciate tutto quanto è connesso a questo progetto. Non limitatevi a pronunciare semplicemente le parole, ma provate a immaginare vividamente che le cose stanno andando bene, state avanzando in carriera, sta aumentando lo stipendio ecc. Il pensiero-forma dovrà contenere un concentrato simbolico di tutto quello che vorreste ricevere dalla vita, attorno all’affermazione dell’aspetto chiave. Così si formerà il vostro programma. Alla fine, fermate il movimento delle mani e provate a sentire il grumo di energia venutosi a formare: noterete che è diventato più denso. Prendetelo con le mani e “strofinatevelo” in un unico movimento sulla faccia e sul corpo, proprio come fanno i musulmani. Ora, dopo aver caricato l’involucro di energia, passerete la giornata irradiando nello spazio a voi circostante la vostra intenzione. Si dovrà assolutamente evitare di essere in tensione e di fare pressione su di sé e sul mondo. Dichiarate la vostra intenzione con determinazione, calma e fermezza. Ricordatevi: così come le onde del mare rotolano verso la riva, spassionatamente e inevitabilmente, altrettanto inevitabilmente verrà realizzata la vostra intenzione.
V.Z.
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