sabato 22 settembre 2018

Il TELETRASPORTO E LE REALTA’ PARALLELE...

"...Lo scrittore ALDOUS HUXLEY aveva preso parte agli esperimenti del dr. Osmond che cercava di raggiungere degli stati alterati della coscienza tramite le sostanze psichedeliche, come la mescalina estratta dal cactus messicano peyote.
Assumendo questa droga, Huxley vedeva delle figure geometriche, dei paesaggi urbani e dei giganti. Quando Osmond aveva aumentato la dose, Huxley si vede trasportare nel mezzo di un prato fiorito e sentì il profumo dei fiori di campo. Al risveglio, aveva in mano due steli d'erba.

Soltanto nel 1939 l'autore riuscì a imparare l'uso corretto di questa sostanza, entrando a contatto con gli indiani.
Gli indiani affermavano di poter viaggiare nel mondo dei morti e nelle realtà parallele, e sia Huxley sia, più tardi, C. Castaneda, poterono confermare la possibilità di questi viaggi della coscienza.
Anche fisicamente... Così, l'11 novembre del 1957 A.Huxley non si risveglio dopo un mancamento procurato dall'assunzione della mescalina. L'ambulanza lo trasportò in ospedale, dove, senza riprendere la conoscenza, sparì dalla sua stanza la mattina dopo. Il letto resto sfatto.
Dopo alcuni giorni, sano e salvo, si trovò nel suo appartamento di Londra. Un'esperienza simile visse anche Castaneda, ma entrambi i ricercatori affermarono che la mescalina fosse il più pericoloso mezzo per i viaggi nelle altre realtà.
Non a caso il maestro di Castaned, Don Juan, sosteneva che questi mezzi potevano essere usati soltanto all'inizio dell'insegnamento magico, per poter scuotere il nostro "punto dell'assemblaggio", molto solido e duro. Soltanto un maestro esperto può trovare una dose necessaria e sicura per il suo allievo, mentre dopo si punta sull'insegnamento dell'arte dei sogni lucidi, la vera chiave che apre le porte della percezione verso gli altri Mondi."
(MICHAEL 101063)

...E questa è la testimonianza di uno scrittore russo. Non è improbabile che qualche briciola delle antiche conoscenze, appartenute alle civiltà perdute, siano stata tramandate, fino ai nostri tempi.

"...Mio nonno materno era, nel 1917, un ufficiale dell’esercito. Quando sentì dell’abdicazione dello zar, essendo un onesto ufficiale russo, capì che lo zar fu costretto a farlo, e aderì ad un’organizzazione nell’esercito che si era messa contro il Governo Temporaneo. Ma ci fu un traditore, e tutti gli ufficiali furono imprigionati nella fortezza di Petropavlovsk.
Mio nonno si trovò in una cella comune dove si dormiva sul pavimento di cemento e si dava da mangiare una volta al giorno. Arrivarono i nuovi detenuti, tra cui ci fu uno piuttosto strano.
Era un ufficiale di mezza età, che amava scherzare e far divertire i compagni di cella. Grazie a lui la cappa di tristezza si era dissolta. Attorno a lui si riunì un gruppo di amici, mio nonno compreso.
Un giorno quell’uomo allegro disse a tutti che era ora di andarsene.
- Ma come possiamo scappare? E’ impossibile, da questa fortezza.-
- Mi serve un gessetto, rispose l’uomo.
Qualcuno pensò che era matto. Ma altri si misero a cercare il gesso e lo trovarono nella cella dove erano detenuti gli insegnanti di licei; forse, era rimasto in tasca a qualcuno.
L’ufficiale ne era molto contento, sollevò il gessetto sopra la testa e disse:
- Chi vuole andare a casa, mettetevi accanto a me.
La maggioranza dei detenuti lo presero come uno scherzo. Ma alcuni ragazzi gli si avvicinarono. Anche mio nonno.
Vedendo che altri volontari non ce n’erano, l’uomo chiese il permesso di disegnare in terra la sagoma di una barca.
Tutti risero ma fecero spazio.
L’ufficiale entrò dentro l’ovale e disse:
- Credetemi, non sto scherzando. Coloro che varcheranno questo cerchio, saranno liberi.
Ci fu una risata fragorosa.
Soltanto tre persone rimasero con lui, mio nonno compreso.
L’uomo disse a tutti di immaginare il punto dove vorrebbero andare.
Mio nonno volle esserci nella palazzina di famiglia, in un villaggio vicino a Smolensk. Immaginò la casa ...
Ad un tratto la vista gli si oscurò e sentì una pressione al petto, e poi ci fu un’esplosione.
Si trovò seduto sull’erba, sul ciglio della strada, accanto al villaggio. Per un po’ non sentì il corpo, soprattutto i piedi. Ma poi tutto tornò a posto.
- Victor Apollonovich, come mai sei qui? - sentì la voce di un contadino che gli si avvicinava a cavallo. - Perché sei seduto nell’erba? Permettimi di accompagnarti a casa..."
Advanced Mind
La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it

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