L'ARTEFATTO DI INTENZIONE
Vi propongo una tecnica potente, e tra l’altro antica, che nel
contesto attuale di cattura e blocco dell’attenzione risulta essere
assai utile.
Innanzitutto vi serve un certo attributo, che può essere un
giocattolino, un souvenir, un talismano, un guanto… un qualsiasi oggettino che vi ispiri simpatia. Potrebbe anche essere il
regalo di qualcuno o una cosa acquistata o fatta da voi, o trovata
per caso e raccolta dopo aver conquistato la vostra attenzione.
La tecnica si riduce a un semplice rito “pagano”, da eseguire
al mattino e alla sera.
Dovete prendere in mano l’oggettino e dirgli: «Buongiorno (buona notte), mio caro. Ti voglio tanto bene e avrò cura di te, ma tu dovrai aiutarmi a realizzare il mio desiderio». Dopodiché dovrete pronunciare la vostra dichiarazione di intenzione riguardante ciò che volete raggiungere.
Per esempio: «Il mio mondo mi ama, il mio mondo si preoccupa di me, incontro la mia anima gemella (o sarà la mia anima gemella a trovarmi, come preferite), mi offrono un ottimo lavoro, realizzo brillantemente il mio progetto, mi si offre l’opportunità di avere una casa mia, trovo il mio fine, la mia attività è al massimo…»
e così via, nominando ciò che più desiderate. Un desiderio per ogni giocattolo. Se avete più di un desiderio, dovrete procurarvi oggettini diversi e “sussurrare” a ognuno la vostra dichiarazione. Quest’ultima dovrà essere espressa in modo sintetico, chiaro e preciso, in forma affermativa e al presente e non come preghiera o richiesta. Essa infatti verbalizza un’intenzione, e non deve contenere né condizioni né spiegazioni. Nel pronunciare la dichiarazione dovrete non desiderare, ma essere intenzionati. Siete intenzionati di fare e fate. Siete intenzionati di ricevere e ricevete.
Se la dichiarazione viene formulata in modo corretto, vi sentirete invasi da un senso di sicurezza, di certezza di ottenere quello che avete chiesto.
Nonostante l’apparente semplicità e innocenza (o addirittura ingenuità), il gioco è piuttosto serio. Ora vi spiegherò come e perché funziona. Il suo meccanismo è basato su due funzioni: la prima, ovviamente, è il gancio dell’intenzione. Nella realtà di oggi le persone sono fortemente influenzate dall’effetto della cattura dell’attenzione, ragion per cui fissare l’intenzione sul fine diventa sempre più difficile. Potete osservarvi da soli nel vostro quotidiano e vedere quante sono le buone intenzioni che rinviate a un dopo, quanto spesso insorgono questioni urgenti e fattori di distrazione che vi impediscono di soffermarvi un minuto e concentrarvi sui vostri fini. Questo rituale, da inglobare nel vostro regime orario obbligatorio, funziona invece come un “lazo”, obbligandovi a focalizzare la vostra attenzione su ciò su cui dovete assolutamente e sistematicamente fermarvi se volete ottenere dei risultati. La seconda funzione non è così evidente, poiché giace nella sfera della metafisica ed è intangibile. Alla pari del mondo fisico, esiste un mondo altrettanto obiettivo ma invisibile, popolato da essenze sottili, reali come siamo noi. Questo mondo viene da noi percepito solo indirettamente, sotto forma di fenomeni paranormali. Del resto, analogamente, le essenze del mondo sottile percepiscono la nostra presenza solo in forma di riflessi, proiezioni fantasma di un’altra dimensione. Immaginate che, durante degli scavi archeologici, nello strato antico di migliaia di anni scoprite un oggetto chiaramente innaturale, forse anche di origine extraterrestre. Davanti a questo reperto vi sentite letteralmente paralizzati, presi da un fremito che si può definire estatico, perché il termine “sorpresa” non è adatto, tanto è irreale ciò che vedete. Un simile oggetto si chiama artefatto. Nell’enciclopedia gli viene data la definizione seguente: «Processo, oggetto, proprie- tà di un oggetto o di un processo, la cui comparsa per cause naturali nelle condizioni osservate è impossibile o altamente improbabile. È un segno di interferenza deliberata nel processo osservato, o di presenza di alcuni fattori trascurati». Ebbene, allo stesso modo, un oggetto illuminato dall’intenzione si presenta alle essenze sottili come un artefatto, suscitando in loro una forte curiosità. Il mondo degli altri oggetti materiali che ci circondano per queste entità rimane invisibile. Noi, di regola, non attribuiamo importanza alle cose, non le investiamo di intenzione, ma le usiamo solo meccanicamente come utensili o accessori per la casa. L’unico anello universale che collega i nostri mondi è l’intenzione e l’amore. Se si investe un oggetto materiale di intenzione, esso, da pezzo di materia senza vita, si trasforma in oggetto di Forza, che nel mondo sottile diventa già visibile. Per le entità sottili esso appare come un artefatto di intenzione recante in sé il segno di un intervento mirato proveniente da una qualche realtà parallela. Inoltre, se in esso viene riposto amore, l’artefatto comincia a brillare e ad attirare le entità sottili, come il nettare attira le farfalle. Queste entità indipendenti (non pendoli) sono tutte diverse, grandi e piccole, più o meno sviluppate. Non hanno un accesso diretto al nostro mondo, ma ne sono molto interessate, e se si presenta l’occasione, entrano volentieri in contatto. Nei miei libri precedenti ho già scritto che ognuno di noi è in grado di creare delle entità-fantasma, che può mantenere in vita con la forza dell’energia mentale. Vi potrebbe anche accadere di attrarre e domare un’entità già matura, che diventerà il vostro alleato. L’artefatto d’intenzione, il vostro giocattolino, è un anello di congiunzione, una sorta di filo telefonico tra voi e il vostro alleato. Non importa in quale forma avverrà la vostra “comunicazione”: funzioneranno le regole che fisserete voi. Vi è solo richiesta un’attenzione più o meno costante e sistematica, e un rifornimento di energia d’intenzione e di amore. Un piccolo rituale mattutino e serale sarà più che sufficiente. Dunque, quando portate a compimento il rituale con il vostro giocattolo, su di esso, come una farfalla su un fiore, si posa l’entità sottile, crogiolandosi ai caldi raggi del vostro amore e prestando ascolto con interesse alla vostra intenzione. E non è nemmeno importante se l’essenza capisce o meno quello che volete comunicarle. Essa si metterà ad ascoltare come si ascolta una storia o una canzone, e poi volerà via, portando ovunque, come un’eco, le parole: «Il mio mondo mi ama! Il mio mondo si preoccupa di me! Col mio sogno, ci incontreremo presto!». Questa eco altro non è che quell’additivo importante che migliorerà significativamente la vostra intenzione.
Riepilogo
- Se un oggetto materiale viene investito di intenzione, esso, da pezzo di materia senza vita, si trasforma in un oggetto di Forza, che nel mondo sottile già diventa visibile.
- L’artefatto d’intenzione è un anello di collegamento, una sorta di filo telefonico tra voi e il vostro alleato.
- La dichiarazione dev’essere formulata in modo conciso, chiaro e preciso, in forma affermativa, al presente o in un tempo continuato e non come richiesta o preghiera, ma come intenzione, senza condizioni né spiegazioni.
- Se la dichiarazione è formulata correttamente, verrete invasi da una sensazione caratteristica di sicurezza, di certezza di sapere che otterrete il vostro, ciò che avete desiderato.
- Questo rituale fissa l’attenzione sul fine.
Vadim Zeland scardinare il sistema tecnogeno
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Dovete prendere in mano l’oggettino e dirgli: «Buongiorno (buona notte), mio caro. Ti voglio tanto bene e avrò cura di te, ma tu dovrai aiutarmi a realizzare il mio desiderio». Dopodiché dovrete pronunciare la vostra dichiarazione di intenzione riguardante ciò che volete raggiungere.
Per esempio: «Il mio mondo mi ama, il mio mondo si preoccupa di me, incontro la mia anima gemella (o sarà la mia anima gemella a trovarmi, come preferite), mi offrono un ottimo lavoro, realizzo brillantemente il mio progetto, mi si offre l’opportunità di avere una casa mia, trovo il mio fine, la mia attività è al massimo…»
e così via, nominando ciò che più desiderate. Un desiderio per ogni giocattolo. Se avete più di un desiderio, dovrete procurarvi oggettini diversi e “sussurrare” a ognuno la vostra dichiarazione. Quest’ultima dovrà essere espressa in modo sintetico, chiaro e preciso, in forma affermativa e al presente e non come preghiera o richiesta. Essa infatti verbalizza un’intenzione, e non deve contenere né condizioni né spiegazioni. Nel pronunciare la dichiarazione dovrete non desiderare, ma essere intenzionati. Siete intenzionati di fare e fate. Siete intenzionati di ricevere e ricevete.
Se la dichiarazione viene formulata in modo corretto, vi sentirete invasi da un senso di sicurezza, di certezza di ottenere quello che avete chiesto.
Nonostante l’apparente semplicità e innocenza (o addirittura ingenuità), il gioco è piuttosto serio. Ora vi spiegherò come e perché funziona. Il suo meccanismo è basato su due funzioni: la prima, ovviamente, è il gancio dell’intenzione. Nella realtà di oggi le persone sono fortemente influenzate dall’effetto della cattura dell’attenzione, ragion per cui fissare l’intenzione sul fine diventa sempre più difficile. Potete osservarvi da soli nel vostro quotidiano e vedere quante sono le buone intenzioni che rinviate a un dopo, quanto spesso insorgono questioni urgenti e fattori di distrazione che vi impediscono di soffermarvi un minuto e concentrarvi sui vostri fini. Questo rituale, da inglobare nel vostro regime orario obbligatorio, funziona invece come un “lazo”, obbligandovi a focalizzare la vostra attenzione su ciò su cui dovete assolutamente e sistematicamente fermarvi se volete ottenere dei risultati. La seconda funzione non è così evidente, poiché giace nella sfera della metafisica ed è intangibile. Alla pari del mondo fisico, esiste un mondo altrettanto obiettivo ma invisibile, popolato da essenze sottili, reali come siamo noi. Questo mondo viene da noi percepito solo indirettamente, sotto forma di fenomeni paranormali. Del resto, analogamente, le essenze del mondo sottile percepiscono la nostra presenza solo in forma di riflessi, proiezioni fantasma di un’altra dimensione. Immaginate che, durante degli scavi archeologici, nello strato antico di migliaia di anni scoprite un oggetto chiaramente innaturale, forse anche di origine extraterrestre. Davanti a questo reperto vi sentite letteralmente paralizzati, presi da un fremito che si può definire estatico, perché il termine “sorpresa” non è adatto, tanto è irreale ciò che vedete. Un simile oggetto si chiama artefatto. Nell’enciclopedia gli viene data la definizione seguente: «Processo, oggetto, proprie- tà di un oggetto o di un processo, la cui comparsa per cause naturali nelle condizioni osservate è impossibile o altamente improbabile. È un segno di interferenza deliberata nel processo osservato, o di presenza di alcuni fattori trascurati». Ebbene, allo stesso modo, un oggetto illuminato dall’intenzione si presenta alle essenze sottili come un artefatto, suscitando in loro una forte curiosità. Il mondo degli altri oggetti materiali che ci circondano per queste entità rimane invisibile. Noi, di regola, non attribuiamo importanza alle cose, non le investiamo di intenzione, ma le usiamo solo meccanicamente come utensili o accessori per la casa. L’unico anello universale che collega i nostri mondi è l’intenzione e l’amore. Se si investe un oggetto materiale di intenzione, esso, da pezzo di materia senza vita, si trasforma in oggetto di Forza, che nel mondo sottile diventa già visibile. Per le entità sottili esso appare come un artefatto di intenzione recante in sé il segno di un intervento mirato proveniente da una qualche realtà parallela. Inoltre, se in esso viene riposto amore, l’artefatto comincia a brillare e ad attirare le entità sottili, come il nettare attira le farfalle. Queste entità indipendenti (non pendoli) sono tutte diverse, grandi e piccole, più o meno sviluppate. Non hanno un accesso diretto al nostro mondo, ma ne sono molto interessate, e se si presenta l’occasione, entrano volentieri in contatto. Nei miei libri precedenti ho già scritto che ognuno di noi è in grado di creare delle entità-fantasma, che può mantenere in vita con la forza dell’energia mentale. Vi potrebbe anche accadere di attrarre e domare un’entità già matura, che diventerà il vostro alleato. L’artefatto d’intenzione, il vostro giocattolino, è un anello di congiunzione, una sorta di filo telefonico tra voi e il vostro alleato. Non importa in quale forma avverrà la vostra “comunicazione”: funzioneranno le regole che fisserete voi. Vi è solo richiesta un’attenzione più o meno costante e sistematica, e un rifornimento di energia d’intenzione e di amore. Un piccolo rituale mattutino e serale sarà più che sufficiente. Dunque, quando portate a compimento il rituale con il vostro giocattolo, su di esso, come una farfalla su un fiore, si posa l’entità sottile, crogiolandosi ai caldi raggi del vostro amore e prestando ascolto con interesse alla vostra intenzione. E non è nemmeno importante se l’essenza capisce o meno quello che volete comunicarle. Essa si metterà ad ascoltare come si ascolta una storia o una canzone, e poi volerà via, portando ovunque, come un’eco, le parole: «Il mio mondo mi ama! Il mio mondo si preoccupa di me! Col mio sogno, ci incontreremo presto!». Questa eco altro non è che quell’additivo importante che migliorerà significativamente la vostra intenzione.
Riepilogo
- Se un oggetto materiale viene investito di intenzione, esso, da pezzo di materia senza vita, si trasforma in un oggetto di Forza, che nel mondo sottile già diventa visibile.
- L’artefatto d’intenzione è un anello di collegamento, una sorta di filo telefonico tra voi e il vostro alleato.
- La dichiarazione dev’essere formulata in modo conciso, chiaro e preciso, in forma affermativa, al presente o in un tempo continuato e non come richiesta o preghiera, ma come intenzione, senza condizioni né spiegazioni.
- Se la dichiarazione è formulata correttamente, verrete invasi da una sensazione caratteristica di sicurezza, di certezza di sapere che otterrete il vostro, ciò che avete desiderato.
- Questo rituale fissa l’attenzione sul fine.
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