venerdì 13 marzo 2020

...uomo nato in miseria. Egli sogna di diventare ricco

Ritorniamo al nostro uomo nato in miseria. Egli sogna di diventare ricco, ma il desiderio da solo, come si sa, non fa cambiare niente. Si può, stando sdraiati sul divano, biascicare pigramente: “Non ci starebbe male ora un piattino di fragole. Ma dove si potrebbero trovare? Adesso è inverno”. Più o meno allo stesso modo un uomo povero sogna di diventare ricco.
Se una persona non è pronta ad agire per avere quello che desidera, non lo otterrà mai .La persona di norma non agisce perché è convinta che comunque sia non ne verrà fuori niente. Ecco il circolo vizioso. Il desiderio non ha alcuna forza, non può nemmeno far muovere un dito. Questo lo fa l’intenzione, ovvero la risolutezza ad agire. Una persona può dire: “Beh, ma io l’intenzione ce l’ho davvero! E’ normale. Io, infatti, voglio diventare ricco!”.
E invece no. Ancora una volta tra “volere” ed “essere pronti a diventare” c’è un profondo abisso. Un uomo, per esempio, non si sente a suo agio in compagnia di ricchi o in un negozio lussuoso, anche se con tutte le sue forze cerca di convincere se stesso e gli altri del contrario. Nel profondo dell’anima egli, infatti, è convinto di non essere degno di tutto ciò. La ricchezza non entra nella sfera del suo benessere, e non perché l’essere ricco non porti benessere, ma perché lui è ancora lontano da tutto ciò. Una poltrona nuova è più comoda, però quella vecchia è più confortevole.
I poveri conoscono solo il lato esteriore della ricchezza: case lussuose, automobili costose, gioielli, club esclusivi… Se però un povero venisse sistemato in un simile contesto, si sentirebbe fortemente a disagio. D’altra parte, se gli si desse una valigia piena di denaro comincerebbe a combinarne di tutti i colori e finirebbe per perdere tutto. La frequenza di energia che trasmette si trova in forte dissonanza con un tale tipo di vita. Finché il povero non comincia a far entrare gli attributi della ricchezza nella sfera del suo benessere, finché non impara a sentirsi padrone di oggetti costosi, rimarrà sempre povero dentro di sé, anche se dovesse trovare un tesoro.
Un altro ostacolo sulla via della ricchezza è dato dall’invidia.
Come si sa, invidiare significa provare fastidio per il successo altrui. In questo senso un sentimento del genere non apporta niente di costruttivo. In compenso l’invidia è caratterizzata da un elemento fortemente distruttivo. La psicologia dell’uomo è fatta in modo tale che chi invidia qualcun altro per un oggetto che vorrebbe possedere, fa il possibile per svalutarlo. Questa è la logica dell’invidia nera: “Io l’invidio per l’oggetto che ha. Io non ce l’ho e difficilmente lo otterrò. Ma non sono mica peggio di lui! Vuol dire che quello che lui ha è brutto e io non ne ho bisogno”.
Così il desiderio di avere si trasforma prima in difesa psicologica e poi in rigetto. Il rigetto avviene a livello sottile, perché l’inconscio capisce tutto in modo letterale. La ragione svaluta l’oggetto dell’invidia solo per finta, per mettersi il cuore in pace, mentre l’inconscio percepisce tutto con la massima serietà e finisce, in questo caso, per prestare un falso servizio, facendo il possibile per non far ottenere l’oggetto deprezzato e rifiutato.
Vedete come sono saldi i fili che tengono l’uomo legato alla linea povera della sua vita!
Ricordatevi: tutto quello che suscita in voi una reazione negativa è l’effetto delle azioni provocatrici dei pendoli distruttivi. Al pendolo interessa l’energia negativa che emettete. Ma non appena vi riscuotete, vi scrollate di dosso l’allucinazione e vi rendete conto del gioco, è fatta: siete diventati padroni della situazione.
Vadim Zeland
La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it


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