COME USCIRE DALLO SPECCHIO

Dall’inizio della propria vita ognuno di noi capita in una determinata situazione: sono nato in povertà e non posso uscire da questo stato; sono costretto ad accontentarmi di quello che mi è accessibile; devo fare quello che bisogna fare. Sono tipi di situazione che ipnotizzano, coinvolgono e l’uomo si trova prigioniero di un sogno a occhi aperti, di una vita che gli accade. Finché l’uomo continua a sognare questa situazione, essa non fa che affermarsi e consolidarsi nello specchio del mondo. È così che l’uomo, permanendo in potere della sua realtà, al contempo la sostiene. Per questo i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.

Se ben ricordate, nel capitolo precedente si parlava dell’illusione dello specchio duale. È proprio la fissazione dell’attenzione sul riflesso che trasforma la vita in un sogno inconscio, dove ci si trova in piena balia delle circostanze. Mentre voi, incantati, seguite con preoccupazione quello che succede nello specchio, la realtà vi domina. Allo stesso modo, l’attenzione vi immerge nel film proiettato sullo schermo, con la differenza che nella vita l’immersione è più profonda; venite ipnotizzati dal riflesso, che vi trascina letteralmente dietro di sé lungo il circolo speculare. Come trasformare la propria esistenza da sogno inconscio a sogno lucido, ovvero gestibile?
Bisogna capire una cosa semplice: in questo mondo ci siete voi e c’è lo specchio. Fino a quando la vostra attenzione è concentrata sul riflesso, vi trovate all’interno dello specchio e tutto ciò che succede qui dentro, succede indipendentemente dalla vostra volontà. La vostra vita è simile a un gioco per computer, con regole definite non da voi. Ovviamente vi è permesso di intraprendere dei tentativi per influenzare quello che sta accadendo, ma siete privati del fattore fondamentale:

non avete la possibilità di uscire dal gioco.
Nel frattempo, c’è solo una cosa che vi trattiene al chiuso: la vostra attenzione. Voi siete perfettamente in grado di fuoriuscire dallo specchio. All’interno di esso c’è un sogno inconscio, al di fuori di esso c’è un sogno lucido. La realtà è uguale, sia da una parte che dall’al- tra. Lo specchio, infatti, è duale. Ma lì, dentro lo specchio, non siete voi a gestire la realtà, essa vi gestisce. Lì siete in balia dell’illusione, come se il riflesso si potesse cambiare con un semplice
tocco di mani. Ma questo è possibile solo se vi trovate da quest’altra parte, là dove l’intenzione interna diventa esterna. Per uscire all’esterno bisogna rein- dirizzare l’attenzione dal riflesso all’immagine. Una volta che vi siete resi conto di trovarvi di fronte a uno specchio, acquisite l’abilità di formare la realtà secondo l’immagine dei vostri pensieri.

Dopo che vi sarete liberati dall’illusione, dovrete reindirizzare il corso dei vostri pensieri secondo il quinto principio: da “non voglio qualcosa” a “quello che voglio è...”, da “non mi piace qualcosa” a “quello che mi piace è...”. Dovrete cessare di pensare alla malattia e pensare invece alla salute, dovrete smettere di pensare ai mez- zi e concentrarvi piuttosto sul fine ultimo. Se prestate attenzio- ne, noterete che a ogni passo vi tocca rassegnarvi alle circostanze e sottomettervi a fattori che vi sembrano inevitabili. Siete abituati a percepire il sogno passivamente, così com’è. Nel migliore dei casi cercate di opporvi agli eventi, di difendere il vostro scenario, di lottare contro la corrente della varianti, mentre invece basterebbe solo cambiare il proprio modo di rapportarsi, cioè cambiare l’immagine che sta davanti allo specchio. Allora non sarete più in balia del gioco: esso comincerà a evolversi al di fuori di voi e secondo la vostra volontà. Da pedina diventerete colui che tira i dadi.

Ora, però, entra in azione una nuova regola: se viene fuori una combinazione che voi ritenete sfortunata, dovrete accettarla e dichiararla fortunata. È una regola da osservare assolutamente, se non volete ritrovarvi nuovamente all’interno dello specchio. Re-indirizzare i pensieri non basta; serve ancora trasferire il controllo della ragione dall’elaborazione di uno scenario alla sua dinamica correzione. Siete i padroni del vostro mondo fintantoché osservate il sesto e il settimo principio speculare.

Di solito la ragione si oppone, se l’evento che si è venuto a creare non si in- scrive nelle sue rappresentazioni. Ora, però, dev’essere tutto al contrario. Ogni- qualvolta la ragione manifesta la sua insoddisfazione a proposito di un’incongruenza con lo scenario pianificato, occorre riscuotersi e accettare con prontezza il cambiamento, ricordando: va tutto così come deve andare.

La ragione non può in alcun modo abituarsi al pensiero che all’inizio del viaggio, quando è tutto ancora sconosciuto, non c’è nessuna necessità di preoccuparsi riguardo i mezzi di raggiungimento del fine. Essa tende sempre a pensare come una certa cosa si realizzerà, proiettando ogni tipo di variante negativa. Viene proprio voglia di dirle: «Ma vuoi capire sì o no, cretina, che non è affar tuo? Tu devi solo occuparti di tener fissa l’attenzione sul fine ultimo!».

Le persone stesse non permettono al fine di realizzarsi. Esprimendo un desiderio, la ragione elabora in anticipo un piano di sviluppo degli eventi. Così è fatto il pensiero dell’uomo. Quando gli avvenimenti non si inscrivono nello scenario previsto, si crea subito l’impressione che le cose non stiano an- dando per il verso giusto. E invece tutto sta andando alla perfezione! Ma siccome la ragione, abituata a pensare per stereotipi, non vuole inserire cambiamenti nel proprio scenario, l’uomo comincia ad agire in modo tale da rovinare tutto.

In questo sta tutto il paradosso della situazione. Nessuno può sapere con esattezza come si devono evolvere gli eventi affinché si realizzi l’ordine. Ma se l’uomo, tuttavia, insiste a ritenere di saperlo, alla fine non ottiene nulla. I sogni vi sembrano di difficile realizzazione perché vi trovate in balia degli stereotipi e semplicemente non la- sciate che i sogni si realizzino. Le vostre porte sono chiuse con le serrature degli stereotipi.

Formatevi, dunque, nei pensieri un’immagine desiderata, un fine, e poi avanzate semplicemente in direzione di esso. Qualsiasi cosa succeda, succede a favore dell’esecuzione del vostro ordine. Prendetevi l’intenzione dell’Arbitro: va tutto come deve andare, perché l’ho deciso io. Non sono più in balia delle circostanze e non cerco nemmeno di gestirle. Facendomi girare nella testa la diapositiva del fine, formo non le circostanze, ma il quadro finale del mondo in cui sono intenzionato a vivere. I tentativi di influire sugli eventi sono un lavoro dell’intenzione interna della ragione, che cerca di insistere a tutti i costi sul suo scenario. Ma la ragione non può sapere cosa l’attende nel cammino che porta verso il fine. Le circostanze sono formate dall’intenzione esterna e dalla corrente delle varianti. Compito mio è dare il vettore della corrente, mentre non è affar mio sapere per quale percorso essa si muoverà.

Provate a immaginare: un bel giorno vi svegliate nel vostro sogno speculare. Tutt’intorno sta succedendo qualcosa. Gli eventi e le decorazioni sono i soliti, ma voi li guardate con occhi diversi, come se, dopo esservi liberati dal flusso degli avvenimenti, vi foste ritrovati al centro di un enorme specchio sferico. Il caleidoscopio gigante ruota lentamente attorno a voi, rilucendo con le sue sfaccettature di realtà. 

Voi siete una parte di questa realtà, e al contempo esistete separatamente, indipendentemente da essa. Allo stesso modo vi rendete conto della vostra “separatezza” quando vi svegliate durante un sogno e capite che ora il sogno dipende da voi, non voi da esso. Nel sogno speculare a occhi aperti succede la stessa cosa, con l’unica differenza che la realtà reagisce non così velocemente. Ma non appena vi sarete abituati a questa lentezza, scoprirete qualcosa di stupefacente: la realtà cambia plasticamente, seguendo il corso dei vostri pensieri. Cosa significa tutto ciò? Dove siete finiti? Vi ritrovate al di fuori di questo mondo: siete usciti dallo specchio.


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