Per questo motivo vi muove al fine non la contemplazione del fine stesso ma ha visualizzazione del processo di movimento verso i fine. La realizzazione dell'intenzione è un processo, non la fissazione su un'immagine. Il fine stesso è certamente una parte dell'immagine rappresentata. Tuttavia, l'attenzione si fissa sul processo di movimento verso il fine, mentre il fine stesso si trova solo sullo sfondo del movimento. La visualizzazione del fine stesso si differenzia dalla visualizzazione del processo del suo raggiungimento allo stesso modo in cui il desiderio si distingue dall'intenzione. Il desiderio non fa niente. Ritorniamo ancora all'esempio del braccio.Immaginatevi di voler alzare un braccio. All'inizio pensate che volete farlo e a quello che ne risulterà, cioè il braccio alzato E ora alzatelo proprio.
Nel primo caso funziona il desiderio e non si fa niente, c'è solo la constatazione del fatto del desiderio stesso e la visualizzazione del fine, il braccio alzato. Nel secondo caso agisce l'intenzione, e peraltro lo fa per tutto il tempo in cui il braccio compie il movimento. Durante questo processo per fine si sottintende ciò verso cui si aspira, ma l'attenzione è concentrata proprio sul processo.In fine dei conti, per fare qualche passo non è sufficiente semplicemente desiderare e immaginarsi già nel punto di destinazione. E necessario muoversi, cioè eseguire un determinato processo. Tutto ciò sembra un ragionamento triviale. Ma guardate un po' a quale conclusione si arriva: la visualizzazione del fine è un lavoro del desiderio, e per questo e la visualizzazione del processo che porta al fine. Ecco, in questo caso agisce l'intenzione, perciò il fine verrà raggiunto prima o poi. VZ
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