martedì 21 agosto 2018

Forme pensiero proiettate a distanza

Il controllo e l’utilizzo cosciente delle forme pensiero consiste in ciò che solitamente chiamiamo »magia«. Essere ancora identificati con le proprie forme pensiero equivale invece al venirne inconsapevolmente controllati e utilizzati... e questa è schiavitù.


Ogni volta che pensiamo a qualcuno, da noi parte un’energia che si dirige verso quella persona. Chi possiede i sensi sottili molto aperti la può osservare anche fisicamente. Il fatto che tale energia arrivi effettivamente all’altra persona è tutta un’altra questione, in quanto ciò dipende dalla forza con cui tale pensiero viene inviato. Un pensiero casuale di pochi secondi non raggiunge l’obiettivo, ma un pensiero ripetuto – quindi una forma pensiero legata a quella persona –, ancora di più se associata a un sentimento d’amore o a uno d’odio, sicuramente incontrerà il suo obiettivo.



Forme pensiero di rancore, oppure di vendetta possono rivelarsi molto potenti. Lo stesso vale per l’amore, sia quando è un moto del Cuore, sia quando è legato a un sentimento di possesso e gelosia. Inconsciamente spediamo degli “oggetti” o addirittura dei “legamenti” ad altre persone. Ma quando arrivano sull’obiettivo cosa accade esattamente?


Se la persona è mentalmente impegnata in un lavoro – se si trova cioè in uno stato “attivo” – la forma pensiero sorvola la sua aura fino a quando non trova le condizioni adatte per entrare, le quali si verificano quando essa torna in uno stato “passivo”, ossia non appena la sua mente non è più concentrata su un obiettivo e vaga senza una meta precisa nell’immaginazione oziosa.


In che misura una persona può venire danneggiata da questa forma pensiero negativa proveniente dall’esterno? Nella misura in cui il suo essere entra in risonanza con tale energia. Vi faccio un esempio: se mi arriva una forma pensiero di odio dal mio ex fidanzato e dentro di me esiste dell’odio – ancor di più se quest’odio è rivolto proprio a lui – allora essa potrà farsi largo al mio interno e incrementare la mia capacità di provare odio, che io poi riverserò su altri soggetti o eventi della mia vita.


La persona in questione può giungere ad ammalarsi, oltre che psichicamente, anche fisicamente. La reale causa della malattia non sarà però la forma pensiero in sé, ma l’odio che tale forma è in grado di risvegliare dentro quella persona. Ma deve già essere presente in lei una certa capacità di odiare. Le emozioni negative che noi reiteriamo per lungo tempo al nostro interno provocano il logoramento dei nostri organi e l’indebolimento del nostro sistema immunitario.


Se noi inviamo dell’odio a Gesù o a un qualunque altro iniziato di alto grado, quest’odio innanzitutto troverà quel personaggio in uno stato di Presenza costante, in uno stato sempre “attivo”, per cui sarà ben difficile che la forma pensiero penetri nella sua aura. Ma quand’anche possa farlo, o l’iniziato consenta di farlo allo scopo, per esempio, di trasmutarla, tale energia non potrà entrare in risonanza con il suo essere, in quanto nel suo essere non c’è odio per nessuno. Egli potrà dunque controllarla e utilizzarla come una “sostanza” a lui estranea, senza subirne le conseguenze.



Chi invece possiamo avere la sicurezza che verrà sempre danneggiato da una forma pensiero di odio? Ovviamente chi la invia. Infatti l’odio che io sto provando non è detto che raggiunga la persona in questione, per i motivi che abbiamo esposto, ma sicuramente danneggia me, perché è da me che è partita e quindi il suo primo effetto nefasto lo provocherà all’interno della mia stessa aura, inquinandola e rendendola sempre più soggetta a malesseri psicologici e malattie fisiche.


Se l’iniziato si disinteressa o nemmeno si accorge dell’odio che gli è stato inviato, questo rimbalzerà contro la sua aura e prenderà la via del ritorno seguendo la linea di minor resistenza, la quale non potrà che essere quella già tracciata durante il percorso di andata. Per cui chi prova rancore verso un’anima elevata ne subirà le conseguenze due volte: nel momento in cui lo prova, in quanto danneggia la sua stessa aura, e in seguito per effetto del “ritorno a casa” della forma pensiero negativa.


Dicevamo che di norma l’essere umano non controlla coscientemente la generazione delle forme pensiero e ne invia continuamente nell’atmosfera intorno a sé. Possiamo dire, senza paura di sbagliare, che egli letteralmente si circonda di ciò che pensa e prova più spesso.

La creazione consapevole di forme pensiero viene invece definita »magia«. Pensare spesso e intensamente a qualcuno – come abbiamo già detto nell’articolo precedente – comporta l’invio di un “pacchetto d’energia” in direzione di quella persona. Se la odiamo le giungerà il nostro odio, se invece la amiamo le giungerà il nostro amore.

Ma se noi decidiamo di fare del male a qualcuno consapevolmente inviandogli il nostro odio, allora stiamo parlando di »magia nera«; così come parliamo di »magia bianca« quando a essere utilizzato è un moto d’amore. La magia nera consiste semplicemente nel conoscere le leggi che governano le energie sottili e credere di poterle utilizzare a proprio vantaggio. Alla base dell’utilizzo di tale magia c’è già un modello di pensiero totalmente distorto: io posso ricavare un vantaggio dal fatto che qualcuno venga danneggiato. Come abbiamo visto in precedenza, invece, dall’odiare un’altra persona io posso ricevere solo malessere, fisico o psicologico che sia.

Immaginiamo che una persona ne odi un’altra a tal punto da voler ricorrere ai servizi d’una fattucchiera o d’uno stregone per danneggiarla. Come opera la fattucchiera di turno? Conosce l’arte d’incanalare l’energia distruttiva di questa persona in maniera da focalizzarla e potenziarla, per poi scagliarla contro la vittima. Questi personaggi fanno da catalizzatori per l’odio di qualcuno contro qualcun altro.


Nei »legamenti d’amore« accade la stessa cosa. Ci si reca dalla strega o dallo stregone con un oggetto e una foto – meglio ancora se una parte organica (capelli, unghie, ecc... non voglio entrare nei particolari) – appartenenti alla persona che si vuole “legare” a sé. La strega utilizza il desiderio di possesso della cliente e, attraverso un rituale – al quale anche la cliente stessa può essere chiamata a partecipare – lo unisce alla sua personale Forza sessuale per amplificarlo. Quindi lo fissa su un oggetto che la cliente deve portare con sé oppure su un “filtro” che deve essere bevuto dalla persona oggetto del desiderio.

La responsabilità karmica maggiore ricade dunque sul cliente che chiede i servizi della fattucchiera. È infatti lui a essere carico d’odio, oppure di possesso o gelosia. Una parte minima della responsabilità ricade anche sulla fattucchiera, la quale in effetti non sta odiando nessuno, ma sceglie di fare da tramite e da amplificatore per le emozioni negative delle persone. Un giorno, in questa vita o in un’altra, subirà a sua volta gli effetti della stregoneria.

Negli ambienti della magia è diffusa la voce che un mago nero possa danneggiare qualcuno e allo stesso tempo fare in modo di deviare dalla sua persona gli effetti di ritorno di tale azione. Questa affermazione dimostra quanto le leggi sottili vengano talvolta ignorate anche dagli stessi “addetti ai lavori”. Gli effetti negativi di un’azione del genere agiscono immediatamente sull’operatore, per cui non c’è alcuna possibilità di deviare alcunché. Se io rivesto il ruolo di cliente, sono il mio odio e il mio desiderio di vendetta a danneggiare la mia aura e poi, a lungo andare, a far ammalare i miei organi fisici. Se invece sono un operatore, la mia stessa intenzione di far male a qualcuno fa sì che il mio Cuore si chiuda e io entri sempre di più nella dualità soggetto/oggetto. Operare in tal senso mi allontana inesorabilmente dall’Uno – dal Padre – e mi infogna sempre di più in una realtà duale dove ci sono vittime e persecutori.

Capite quanto sia inutile sperare di allontanare eventuali conseguenze “fisiche” delle nostre azioni, quando invece le conseguenze “sottili” si sono già verificate. È come se un assassino pensasse di averla fatta franca per il solo fatto di non essere stato arrestato. Risulta quantomai ovvio a chiunque che le conseguenze sulla sua coscienza – e gli effetti karmici che ne deriveranno – si sono verificati nel momento stesso in cui ha ucciso, e non dipendono certo dal fatto che venga arrestato o meno sul piano fisico..


Stesso discorso può essere fatto per una forma pensiero d’amore. Se provo un sentimento elevato per qualcuno, sono io il primo a beneficiarne, perché quell’amore, quel senso di unione con l’altro, pervaderà dapprima tutto il mio essere e solo in un secondo momento verrà trasferito nell’aura dell’altra persona. Le conseguenze karmiche si manifestano immediatamente, nel senso che il mio Cuore si è aperto un po’ di più grazie a quel sentimento e questo fa sì che da oggi io possa cogliere un’esistenza un po’ più bella rispetto a prima.


Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)

La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it

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