I MODELLI DIMOSTRATIVI

Nella teoria del Transurfing ci sono diversi modelli “dimostrativi” che illustrano come questo funzioni. Uno di essi è stato creato in analogia al procedimento di sintonizzazione della radio su una frequenza: le persone capitano su quella linea della vita i cui parametri corrispondono all’“emissione mentale” che hanno in testa. In altre parole, ci si trova nella realtà corrispondente alla frequenza d’onda su cui ci si è sintonizzati.

Faccio notare che i termini “emissione mentale” ed “energia del pensiero”, usati nei primi libri, non sono pienamente corretti e servono più a facilitare la comprensione del concetto che a spiegare la struttura del mondo. Ci dimentichiamo sempre di trovarci in piedi di fronte allo specchio del mondo, per questo molte cose ci sembrano girate a testa in giù. Ripeto, noi non “emettiamo pensieri”, ma facciamo esattamente il contrario, ci colleghiamo ad essi poiché essi si trovano lì dove devono essere gli oggetti non materiali, nello spazio metafisico. Come avvenga esattamente questo collegamento nessuno lo sa.

Per farsi un’idea del processo, si può dire che all’inizio è come se illuminassimo con la torcia della nostra attenzione un certo settore dello spazio delle varianti e intercettassimo le informazioni lì presenti, ragion per cui ci sembra che i pensieri nascano nella nostra testa; in seguito, se quest’illuminazione viene fatta durare per un tempo piuttosto lungo, succede che la forma-pensiero corrispondente si incarna nella realtà, si materializza.

Un altro modello utilizzato nel Transurfing è quello dello specchio. La realtà che ci circonda è l’immagine speculare (se non proprio precisamente speculare, ad essa si avvicina molto) di ciò che si trova nei nostri pensieri. E qui è tutto molto semplice: il compito di ciascuno è solo quello di formare quell’immagine che vuole vedere nello specchio. Se volete vedere una faccia felice, vi basterà sorridere; se volete che l’immagine riflessa vi venga incontro, vi basterà fare un passo in avanti. Tuttavia, la difficoltà sta nel fatto che gli uomini cadono facilmente prigionieri dell’illusione speculare. Come incantati, senza staccare gli occhi, fissano lo specchio, cioè la realtà che li circonda. Ed esattamente come succede in sogno, si dimenticano di se stessi e della propria immagine di partenza, non si ricordano che dovrebbero seguirla e mantenerla consapevolmente nella forma desiderata.

Sembrerebbe che non ci sia nulla di difficile in questo processo, non è così? Basta distogliere l’attenzione dallo specchio, reindirizzarla verso l’immagine di partenza, formare l’immagine che si vuole vedere e poi osservare quello che succede nel riflesso. Ma no, l’uomo fa esattamente il contrario: di fronte alla “dura realtà” si spaventa, crede che sia veramente così e così sempre sarà, si fissa un modello mentale e vive in questa realtà triste, senza avere la forza di distogliere lo sguardo dallo specchio e dirigerlo su di sé, sui suoi pensieri, e trovare lì un tasto da schiacciare per cambiare.

Anche in questo caso si pone l’annosa questione: che cosa possiamo fare? La prima cosa da fare è mantenere la consapevolezza, fare in modo che lo specchio non ci trascini nel suo incantesimo come in un sogno. In secondo luogo occorre guardare non lo specchio, ma se stessi. Solo se si osservano queste due condizioni, la realtà circostante, cioè lo strato del vostro mondo, comincerà a cedere, non da subito, ma a poco a poco. L’importante è tenere costantemente e fermamente nei propri pensieri l’immagine desiderata, indipendentemente da quello che sta accadendo nella realtà. Comunque l’immagine riflessa, alla fin fine, si conformerà all’immagine di partenza. Non ha altra scelta!

più vi piace. Quando la vostra attenzione, o consapevolmente e con perseveranza, o involontariamente e con insistenza, è fissata su una certa immagine mentale, la realtà che vi sta intorno comincia a trasformarsi. Accadono cose strane. L’oggetto su cui concentrate la vostra attenzione comincia letteralmente a invadere il vostro mondo e a capitarvi sempre sotto gli occhi. Gli altri fenomeni del mondo, invece, non occupando più i vostri pensieri, finiscono per scomparire da qualche parte, senza lasciar traccia. Come può succedere una cosa del genere? La realtà non è forse una per tutti?

Non esattamente. È vero, la realtà è una sola, ma ognuno in questa realtà ha il suo strato singolo, separato da quello degli altri. Non è la realtà generale a cambiare, ma la configurazione dello strato del mondo di ognuno. Al vostro fianco un’altra persona può esistere in una realtà completamente diversa. È una cosa che può sembrare incredibile, ma è davvero così. Il mondo intero è molto eterogeneo e questa varietà basta per una moltitudine di possibili configurazioni per ogni singolo strato. Con i vostri pensieri vi costruite una versione unica e personalizzata del vostro mondo. Lì è incluso o escluso ciò che è rispettivamente presente o assente nei vostri pensieri.

V.Z.

La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it

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