sabato 5 ottobre 2019

STRUMENTI per il transurfing

Lo strumento principale del Transurfing è la diapositiva del fine, cioè la visualizzazione dello scenario in cui il fine è già stato raggiunto. Non starò a ripetere quanto già dettagliatamente descritto nel primo libro, e mi limiterò ora a sottolineare solo i momenti fondamentali. Non bisogna guardare la diapositiva come se fosse un film esterno. Dovete fare in modo di trovarvi all’interno degli eventi immaginati: di cosa vi occupate, dopo che il fine è stato raggiunto, cosa provate, che percezione avete di voi stessi, cosa vi circonda, cosa succede. Trovandovi al centro della diapositiva dovete immaginarvi mentre avete tutto quello cui ambite. Non si tratta di una tecnica, non ci sono qui regole strette. Fate così come vi viene naturale. Il principio è uno solo: siete di fronte allo specchio del mondo e formate nei pensieri quell’immagine che volete ottenere nella realtà.

La diapositiva del fine definisce il vettore della corrente delle varianti. Se ve la fate girare sistematicamente nella testa, il flusso degli avvenimenti e delle circostanze verrà diretto verso il fine. All’inizio del percorso non è obbligatorio avere un piano preciso e sapere come può essere realizzato. Non bisogna pensare ai mezzi. Al momento giusto si apriranno le porte giuste, ovvero le vie e le possibilità concrete, e voi le vedrete. Non bisogna fissare delle condizioni inflessibili su come il fine dev’essere raggiunto. Il vostro compito è concentrarvi sul risultato finale. Oltre alla diapositiva del fine esiste la visualizzazione del processo, anch’essa descritta nel primo libro del Transurfing. Quando vi trovate sulla strada del fine, cioè sapete già come si deve realizzare, ed eseguite tutto quello che è necessario eseguire nel mondo materiale, il processo può venire accelerato dalla sua visualizzazione.


Il principio che agisce in questo caso è il seguente: le cose mi riescono a meraviglia. Oggi faccio tutto meglio di ieri e domani farò tutto meglio di oggi. Si può dire che si tratta di un lavoro di remo lungo la corrente delle varianti. La cosa più importante, comunque, è la direzione della corrente delle varianti. Se vi tenete in testa la diapositiva del fine, tutte le circostanze lavoreranno in direzione del raggiungimento del fine, anche quando non vi sembra che sia così. La diapositiva si può far girare in qualsiasi momento e a volontà. Ma bisogna farlo almeno mezz’ora al giorno, se siete veramente intenzionati a raggiungere il vostro fine. Per rafforzare l’effetto di visualizzazione si possono usare delle tecniche specifiche. La prima è quella dei flussi energetici. Il settore dello spazio delle varianti viene materializzato dall’energia che, attraversando il corpo dell’uomo, viene modulata dai suoi pensieri e tramutata in energia d’intenzione. Quanto maggiore è la potenza d’emissione, tanto maggiore sarà l’effetto.

La potenza dell’emissione mentale si può aumentare se si concentra l’attenzione sui flussi energetici. A questo fine immaginate che dal centro del vostro corpo, in un qualche punto a livello della pancia o del plesso solare, fuoriescano due lancette opposte, lunghe circa mezzo metro. Mentalmente giratele contemporaneamente, in modo che quella anteriore guardi in alto e quella posteriore guardi in giù. Questo “giro di chiave” attiva i flussi ascendente e discendente. Provate a immaginare, senza troppo sforzo, come essi scorrono lungo la colonna vertebrale in due direzioni opposte, sboccando l’uno nel cielo e l’altro nella terra. Dopo aver fissato una parte dell’attenzione sui flussi, innescate la diapositiva e fatela girare a volontà. È meglio fare questo tipo di operazione passeggiando, ancora meglio se siete in un posto poco frequentato. La tecnica successiva è il frame.

Pensate a cosa vi piacerebbe fare, una volta raggiunto il vostro fine. Quale potrebbe essere la parte integrante della diapositiva, un suo immancabile attributo? L’immagine di voi, seduti sulla sedia a dondolo vicino al camino, o di voi in piedi a pilotare il vostro yacht, o di voi intenti a piantare le rose in giardino, o di voi che stringete la mano del vostro socio dopo aver fatto un affare vantaggioso? Ritagliate un qualsiasi frammento caratteristico della vostra diapositiva e fatevelo girare in testa tante volte. Esso dovrà evocare un’impressione integrale, dovrà essere un calco istantaneo della vostra diapositiva, un calco contenente un’immagine-lampo e le sensazioni che l’accompagnano. 

Questo è il frame. Per vostra comodità lo potete anche intitolare brevemente. Una volta creato, lo potete ogni tanto accendere per un istante nella memoria, come se fosse una lampadina. Fatelo ogni volta che vi viene voglia, anche in questo caso senza investirci troppo sforzo. Il frame è un altro filo che vi lega con il settore dello spazio delle varianti contenente il vostro fine. L’efficacia del frame può essere aumentata con l’aiuto della cosiddetta “onda d’urto”. Formate nei vostri pensieri il frame o semplicemente lo scenario che vorreste  incarnare in realtà. Immediatamente dopo immaginate che dal vostro corpo si espanda in tutte le direzioni una sfera, come se il vostro involucro energetico fosse sul punto di scoppiare. 

L’onda d’urto si allarga in lontananza, tanto quanto potete immaginare. È un esercizio mentale che si può fare più volte, finché non ci si stanca. Cosa succede in questa situazione? Succede che create un’immagine mentale e la diffondete nello spazio circostante. Stiate certi che il vostro pensiero non si disperderà senza lasciare traccia. Però bisogna sempre tener presente che lo specchio funziona con un certo ritardo. VZ






La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it

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