divertirsi è la porta.
E per me, essere capace di divertirti è la porta.
Domanda: Osho, perché faccio fatica a godermi qualsiasi cosa?
Risposta: La gioia non è permessa, sei precondizionato contro la gioia. Fin dall’infanzia ti è stato insegnato che se sei felice, qualcosa non va. Se sei infelice, tutto va bene. Se sei infelice, nessuno ci fa caso, ma se sei troppo felice, tutti si preoccupano per te. Devi aver fatto qualcosa di male.
Quando un bambino è felice i genitori iniziano a cercare la causa: “Deve averne combinata qualcuna delle sue” o qualcosa del genere. “Perché è così felice?”. I genitori non sono felici per lui, provano una profonda invidia nei confronti del bambino, perché è felice! Probabilmente non ne sono consapevoli, ma sono invidiosi. È facile tollerare la sofferenza di un’altra persona, ma è quasi impossibile sopportarne la felicità.
Ho letto un aneddoto.
Un padre molto religioso stava allevando suo figlio il più perfettamente possibile. Un giorno, mentre andavano a messa, diede al ragazzo due monete: una moneta da una rupia e un’altra da un centesimo. Gli disse di decidere lui quale moneta fosse giusto mettere nel piatto delle donazioni alla chiesa. Poteva scegliere la rupia o il centesimo.
Naturalmente il padre credeva e sperava che avrebbe messo la rupia nel piatto della chiesa. Dal modo in cui lo aveva educato, era ciò che si aspettava da lui, poteva contarci.
Il padre aspettò. Dopo la messa era molto curioso di sapere cosa fosse successo e chiese al ragazzo: “Che cosa hai fatto?”.
Il ragazzo ammise di aver donato la moneta da un centesimo e di aver tenuto la rupia per sé.
Il padre non riusciva a crederci. Disse: “Perché? Perché lo hai fatto? Ti abbiamo sempre inculcato grandi principi”.
Il ragazzo rispose: “Tu chiedi perché e io ti dirò il motivo. Il prete aveva appena finito di parlare e nel sermone aveva detto: ‘Dio ama il donatore allegro’. Potevo donare allegramente il centesimo, ma non la rupia!”.
Dio ama il donatore allegro. Sono assolutamente d’accordo con il ragazzo: la questione non è quello che fai. Sei religioso solo se lo fai allegramente. Può essere una moneta da un centesimo, non importa. È irrilevante, perché la vera moneta che stai donando è la tua allegria!
Ma sin dall’inizio a ogni bambino si insegna a non essere così allegro. Essere allegri è essere infantili. Essere allegri significa essere naturali, ma non civili. Essere allegri è in qualche modo primitivo, non educato.
Quindi sei stato allevato a non essere allegro e quando ti sei divertito sei sempre stato condannato. Se ti divertivi a correre e gridare per casa, probabilmente qualcuno ti diceva: “Basta con queste sciocchezze! Sto leggendo il giornale!”, come se il giornale fosse qualcosa di molto prezioso.
Un bambino che urla e corre è uno spettacolo molto più bello di qualsiasi giornale. E il bambino non riesce a capire: “Perché devo smettere? Perché non riesci tu a smettere di leggere il tuo giornale?”.
Il bambino non può capire: “Cosa c’è di sbagliato se corro e sono felice?”.
“Fermati!” e tutta l’allegria diventa repressa, il bambino diventa serio. Si siede in un angolo, infelice.
L’energia ha bisogno di movimento: il bambino è energia, si diverte nell’energia. Vuole muoversi, urlare e gridare. È pieno di energia che vuole straripare, ma qualunque cosa faccia è sbagliata. La madre gli dice: “Stai zitto”. O il padre, la babysitter, il fratello, i vicini. Tutti appaiono contrari al movimento della sua energia.
Un giorno accadde: la moglie di Mulla Nasrudin era molto arrabbiata. Il suo bambino più piccolo stava dando molto fastidio, faceva troppo rumore. Alla fine, sfinita, gli corse dietro per sculacciarlo per bene, ma il bambino scappò, fuggì di sopra e si nascose sotto il letto. Provò a tirarlo fuori, ma non ci riuscì. Era molto grassa e non riusciva ad andare sotto il letto, quindi disse: “Aspetta che arrivi tuo padre”.
Quando Mulla Nasrudin arrivò, gli raccontò tutta la storia. Lui disse: “Non preoccuparti, lo metto a posto io”.
Così salì al piano di sopra, camminò molto silenziosamente, guardò sotto il letto e fu sorpreso dal modo in cui il bambino lo accolse. Disse: “Ciao, papà, sta inseguendo anche te?!”.
Tutti lo stanno inseguendo. La sua energia straripante è considerata una seccatura. Ma è gioia per il bambino. Non chiede molto, chiede semplicemente un po’ di libertà di essere felice e di essere se stesso. Ma non è permesso.
“È ora di andare a dormire!”. Anche se non ha sonno, è ora di dormire. Deve sforzarsi. Ma come puoi indurre il sonno? Ci hai mai pensato? Il sonno non è volontario, come puoi indurlo? Si rigira nel letto, infelice, irrequieto. E non sa come fare ad addormentarsi. Ma è ora: deve addormentarsi o è contro le regole.
E poi al mattino, quando vorrebbe dormire ancora un po’, deve alzarsi. Quando vuole mangiare, non gli è permesso. Quando non vuole, è costretto. E avanti così. A poco a poco il bambino capisce una cosa: che tutto ciò che lo diverte ha qualcosa che non va. Tutto ciò che lo rende felice è sbagliato e qualsiasi cosa lo renda triste e serio è giusta, buona e accettata.
Questo è il problema. Chiedi: “Perché faccio fatica a godermi qualsiasi cosa?”. Perché i tuoi genitori, la società, ti stanno ancora inseguendo.
Se sei veramente con me, lascia perdere tutte le sciocchezze che ti hanno imposto. C’è una sola religione al mondo e quella religione è essere felice. Tutto il resto è immateriale e irrilevante. Se sei felice, hai ragione; se sei infelice, hai torto.
Ogni giorno succede… Le persone vengono da me… A volte è la moglie, a volte il marito…
La moglie dice che è molto infelice, perché il marito fa qualcosa di sbagliato. Dico sempre a queste persone che se il marito fa qualcosa di sbagliato, di lasciarlo stare. “Perché sei infelice tu? Quel che fa di sbagliato lo condurrà verso l’infelicità, perché ti preoccupi?”.
Ma la moglie dice: “Ma non è infelice, va al pub e si diverte, non è affatto infelice”.
Allora dico: “C’è qualcosa che non va in te, non in lui: l’infelicità è l’indicatore. Cambia tu, dimenticati di lui. Se è felice, ha ragione”.
Te lo dico: se riesci a essere felice in un pub, è meglio che essere infelice in un tempio, perché alla fine si arriva a scoprire che la felicità in se stessa è il tempio. Quindi la questione non è quello che fai, ma che qualità porti mentre lo fai? Sii felice e sarai virtuoso; sii infelice e starai commettendo ciò che le persone religiose definiscono peccato.
Le avrai sentite dire che il peccatore soffrirà, un giorno, nel futuro, in una vita futura. E che il santo sarà felice da qualche parte nel futuro, in una vita futura. Io dico che è assolutamente sbagliato. Il santo è felice qui e ora e il peccatore è infelice. La vita non aspetta così tanto, è immediata.
Quindi, se sei infelice, stai facendo qualcosa di sbagliato con te stesso. Se non riesci a divertirti, se fai fatica, se hai paura, se ti senti in colpa, significa che da qualche parte, dietro l’angolo, le ombre dei tuoi genitori sono ancora in agguato.
Puoi goderti, o provare a goderti, un gelato, ma nel profondo dell’inconscio l’ombra della madre o del padre è in agguato.
“Stai sbagliando, non mangiare troppo, starai male”. Mangi, ma con esitazione. L’esitazione indica che c’è una contraddizione.
Cerca di capire la tua esitazione e lasciala andare.
E questo è uno dei fenomeni più incredibili: che se lasci andare la fatica, l’esitazione, probabilmente smetterai automaticamente di mangiare troppo gelato, perché mangiare troppo probabilmente ne fa parte.
Dal momento che te lo hanno negato, hanno generato una certa attrazione. Ogni negazione crea attrazione. Ti hanno detto: “Non mangiarlo” e questo ha creato un’attrazione ipnotica, magnetica.
Se smetti di esitare, lascerai andare tutte le voci dei genitori, tutta l’educazione che sei stato costretto a subire.
Potrai improvvisamente vedere il gelato come una cosa del tutto normale. A volte puoi gustartelo, ma non è cibo. Non ha alcun valore nutritivo, anzi, forse fa male. Ma a quel punto lo capisci. Se ti fa male lo capisci e non lo mangi. E puoi sempre mangiarlo ogni tanto, a volte anche le cose che fanno male non sono poi così dannose. Di tanto in tanto puoi gustarti un gelato, ma senza l’ossessione di mangiarne troppo. Quell’ossessione fa parte della repressione.
Lascia andare la fatica, l’esitazione.
Le persone vengono a dirmi che vorrebbero amare, ma esitano; vorrebbero meditare, ma esitano; vorrebbero ballare, ma esitano.
Se questa esitazione è presente e continui a nutrirla, ti lascerai sfuggire tutta la tua vita. È arrivato il momento: lasciala andare! E non devi fare nient’altro: sii solo consapevole del fatto che questo è il modo in cui sei stato educato, tutto qui.
Puoi lasciarlo andare consciamente, non è il tuo essere. È solo nel tuo cervello, è solo un’idea che ti è stata imposta. È diventata un’abitudine a lungo consolidata e un’abitudine molto pericolosa, perché se non riesci a divertirti, a cosa serve questa vita?
Certe persone non riescono a godere di nulla: amore, vita, cibo, un bel panorama, un tramonto, una mattina, dei bei vestiti, un bel bagno… Piccole cose, cose comuni. Se non riesci a goderti queste cose… E ci sono persone che non riescono a godere di nulla e allora spostano l’interesse su dio. Sono le persone più impossibili: non riusciranno mai a raggiungere dio. Dio gode di questi alberi, altrimenti perché continuerebbe a crearli? Non è affatto stufo, per niente. Sono millenni che lavora su alberi, fiori e uccelli. E continua ad ascoltare. Continua a rimpiazzarli: nuovi esseri, nuove terre, nuovi pianeti. È davvero molto, molto colorato! Guarda la vita, osservala e vedrai il cuore di dio, così com’è.
Le persone molto rigide, incapaci di godere di qualsiasi cosa, incapaci di rilassarsi, incapaci persino di godersi un buon sonno, sono quelle a cui interessa dio. E per le ragioni sbagliate. Pensano che, poiché la vita è inutile, futile, devono andare alla ricerca di dio.
Il loro dio è contro la vita, ricorda.
Gurdjieff diceva: “Ho cercato in ogni religione, in ogni chiesa, moschea e tempio e ho scoperto che il dio delle persone religiose è contro la vita”.
Ma come può dio essere contro la vita? Se è contro la vita, non c’è ragione per cui la vita debba esistere, per cui le permetta di esistere.
Quindi, se il tuo dio è contro la vita, di fatto, in profondità, sei contro il vero dio. Stai seguendo un Godot, non un dio.
Dio è il compimento della vita. Dio è la fragranza stessa della vita. Dio è l’unità organica totale della vita. Dio non è qualcosa che esiste come una pietra morta, non è statico. Dio è un fenomeno dinamico. Dio non esiste, succede quando sei pronto. Succede. Non pensare che dio esista da qualche parte e che devi trovare un modo per raggiungerlo. No, non c’è nessun luogo. E non c’è un dio che esiste da qualche parte ad aspettarti.
Dio è qualcosa che ti accade quando sei pronto. Quando sei pronto, quando la tristezza è scomparsa e riesci a ballare, quando la pesantezza è scomparsa e riesci a cantare, quando il forte peso del condizionamento non è più nel tuo cuore e riesci a fluire, dio succede. Dio non è una cosa che esiste, è qualcosa che succede. È un’unità dinamica, organica.
E quando dio accade, accade tutto: gli alberi, le stelle, i fiumi.
E per me, essere capace di divertirti è la porta. Non si è mai sentito che delle persone serie lo abbiano raggiunto. La serietà è la barriera, l’atteggiamento sbagliato. Tutto ciò che ti rende serio è irreligioso. Non andare in una chiesa che ti rende serio...
Continua su Osho Times n. 259
http://oshoite.blogspot.com/
La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it
Risposta: La gioia non è permessa, sei precondizionato contro la gioia. Fin dall’infanzia ti è stato insegnato che se sei felice, qualcosa non va. Se sei infelice, tutto va bene. Se sei infelice, nessuno ci fa caso, ma se sei troppo felice, tutti si preoccupano per te. Devi aver fatto qualcosa di male.
Quando un bambino è felice i genitori iniziano a cercare la causa: “Deve averne combinata qualcuna delle sue” o qualcosa del genere. “Perché è così felice?”. I genitori non sono felici per lui, provano una profonda invidia nei confronti del bambino, perché è felice! Probabilmente non ne sono consapevoli, ma sono invidiosi. È facile tollerare la sofferenza di un’altra persona, ma è quasi impossibile sopportarne la felicità.
Ho letto un aneddoto.
Un padre molto religioso stava allevando suo figlio il più perfettamente possibile. Un giorno, mentre andavano a messa, diede al ragazzo due monete: una moneta da una rupia e un’altra da un centesimo. Gli disse di decidere lui quale moneta fosse giusto mettere nel piatto delle donazioni alla chiesa. Poteva scegliere la rupia o il centesimo.
Naturalmente il padre credeva e sperava che avrebbe messo la rupia nel piatto della chiesa. Dal modo in cui lo aveva educato, era ciò che si aspettava da lui, poteva contarci.
Il padre aspettò. Dopo la messa era molto curioso di sapere cosa fosse successo e chiese al ragazzo: “Che cosa hai fatto?”.
Il ragazzo ammise di aver donato la moneta da un centesimo e di aver tenuto la rupia per sé.
Il padre non riusciva a crederci. Disse: “Perché? Perché lo hai fatto? Ti abbiamo sempre inculcato grandi principi”.
Il ragazzo rispose: “Tu chiedi perché e io ti dirò il motivo. Il prete aveva appena finito di parlare e nel sermone aveva detto: ‘Dio ama il donatore allegro’. Potevo donare allegramente il centesimo, ma non la rupia!”.
Dio ama il donatore allegro. Sono assolutamente d’accordo con il ragazzo: la questione non è quello che fai. Sei religioso solo se lo fai allegramente. Può essere una moneta da un centesimo, non importa. È irrilevante, perché la vera moneta che stai donando è la tua allegria!
Ma sin dall’inizio a ogni bambino si insegna a non essere così allegro. Essere allegri è essere infantili. Essere allegri significa essere naturali, ma non civili. Essere allegri è in qualche modo primitivo, non educato.
Quindi sei stato allevato a non essere allegro e quando ti sei divertito sei sempre stato condannato. Se ti divertivi a correre e gridare per casa, probabilmente qualcuno ti diceva: “Basta con queste sciocchezze! Sto leggendo il giornale!”, come se il giornale fosse qualcosa di molto prezioso.
Un bambino che urla e corre è uno spettacolo molto più bello di qualsiasi giornale. E il bambino non riesce a capire: “Perché devo smettere? Perché non riesci tu a smettere di leggere il tuo giornale?”.
Il bambino non può capire: “Cosa c’è di sbagliato se corro e sono felice?”.
“Fermati!” e tutta l’allegria diventa repressa, il bambino diventa serio. Si siede in un angolo, infelice.
L’energia ha bisogno di movimento: il bambino è energia, si diverte nell’energia. Vuole muoversi, urlare e gridare. È pieno di energia che vuole straripare, ma qualunque cosa faccia è sbagliata. La madre gli dice: “Stai zitto”. O il padre, la babysitter, il fratello, i vicini. Tutti appaiono contrari al movimento della sua energia.
Un giorno accadde: la moglie di Mulla Nasrudin era molto arrabbiata. Il suo bambino più piccolo stava dando molto fastidio, faceva troppo rumore. Alla fine, sfinita, gli corse dietro per sculacciarlo per bene, ma il bambino scappò, fuggì di sopra e si nascose sotto il letto. Provò a tirarlo fuori, ma non ci riuscì. Era molto grassa e non riusciva ad andare sotto il letto, quindi disse: “Aspetta che arrivi tuo padre”.
Quando Mulla Nasrudin arrivò, gli raccontò tutta la storia. Lui disse: “Non preoccuparti, lo metto a posto io”.
Così salì al piano di sopra, camminò molto silenziosamente, guardò sotto il letto e fu sorpreso dal modo in cui il bambino lo accolse. Disse: “Ciao, papà, sta inseguendo anche te?!”.
Tutti lo stanno inseguendo. La sua energia straripante è considerata una seccatura. Ma è gioia per il bambino. Non chiede molto, chiede semplicemente un po’ di libertà di essere felice e di essere se stesso. Ma non è permesso.
“È ora di andare a dormire!”. Anche se non ha sonno, è ora di dormire. Deve sforzarsi. Ma come puoi indurre il sonno? Ci hai mai pensato? Il sonno non è volontario, come puoi indurlo? Si rigira nel letto, infelice, irrequieto. E non sa come fare ad addormentarsi. Ma è ora: deve addormentarsi o è contro le regole.
E poi al mattino, quando vorrebbe dormire ancora un po’, deve alzarsi. Quando vuole mangiare, non gli è permesso. Quando non vuole, è costretto. E avanti così. A poco a poco il bambino capisce una cosa: che tutto ciò che lo diverte ha qualcosa che non va. Tutto ciò che lo rende felice è sbagliato e qualsiasi cosa lo renda triste e serio è giusta, buona e accettata.
Questo è il problema. Chiedi: “Perché faccio fatica a godermi qualsiasi cosa?”. Perché i tuoi genitori, la società, ti stanno ancora inseguendo.
Se sei veramente con me, lascia perdere tutte le sciocchezze che ti hanno imposto. C’è una sola religione al mondo e quella religione è essere felice. Tutto il resto è immateriale e irrilevante. Se sei felice, hai ragione; se sei infelice, hai torto.
Ogni giorno succede… Le persone vengono da me… A volte è la moglie, a volte il marito…
La moglie dice che è molto infelice, perché il marito fa qualcosa di sbagliato. Dico sempre a queste persone che se il marito fa qualcosa di sbagliato, di lasciarlo stare. “Perché sei infelice tu? Quel che fa di sbagliato lo condurrà verso l’infelicità, perché ti preoccupi?”.
Ma la moglie dice: “Ma non è infelice, va al pub e si diverte, non è affatto infelice”.
Allora dico: “C’è qualcosa che non va in te, non in lui: l’infelicità è l’indicatore. Cambia tu, dimenticati di lui. Se è felice, ha ragione”.
Te lo dico: se riesci a essere felice in un pub, è meglio che essere infelice in un tempio, perché alla fine si arriva a scoprire che la felicità in se stessa è il tempio. Quindi la questione non è quello che fai, ma che qualità porti mentre lo fai? Sii felice e sarai virtuoso; sii infelice e starai commettendo ciò che le persone religiose definiscono peccato.
Le avrai sentite dire che il peccatore soffrirà, un giorno, nel futuro, in una vita futura. E che il santo sarà felice da qualche parte nel futuro, in una vita futura. Io dico che è assolutamente sbagliato. Il santo è felice qui e ora e il peccatore è infelice. La vita non aspetta così tanto, è immediata.
Quindi, se sei infelice, stai facendo qualcosa di sbagliato con te stesso. Se non riesci a divertirti, se fai fatica, se hai paura, se ti senti in colpa, significa che da qualche parte, dietro l’angolo, le ombre dei tuoi genitori sono ancora in agguato.
Puoi goderti, o provare a goderti, un gelato, ma nel profondo dell’inconscio l’ombra della madre o del padre è in agguato.
“Stai sbagliando, non mangiare troppo, starai male”. Mangi, ma con esitazione. L’esitazione indica che c’è una contraddizione.
Cerca di capire la tua esitazione e lasciala andare.
E questo è uno dei fenomeni più incredibili: che se lasci andare la fatica, l’esitazione, probabilmente smetterai automaticamente di mangiare troppo gelato, perché mangiare troppo probabilmente ne fa parte.
Dal momento che te lo hanno negato, hanno generato una certa attrazione. Ogni negazione crea attrazione. Ti hanno detto: “Non mangiarlo” e questo ha creato un’attrazione ipnotica, magnetica.
Se smetti di esitare, lascerai andare tutte le voci dei genitori, tutta l’educazione che sei stato costretto a subire.
Potrai improvvisamente vedere il gelato come una cosa del tutto normale. A volte puoi gustartelo, ma non è cibo. Non ha alcun valore nutritivo, anzi, forse fa male. Ma a quel punto lo capisci. Se ti fa male lo capisci e non lo mangi. E puoi sempre mangiarlo ogni tanto, a volte anche le cose che fanno male non sono poi così dannose. Di tanto in tanto puoi gustarti un gelato, ma senza l’ossessione di mangiarne troppo. Quell’ossessione fa parte della repressione.
Lascia andare la fatica, l’esitazione.
Le persone vengono a dirmi che vorrebbero amare, ma esitano; vorrebbero meditare, ma esitano; vorrebbero ballare, ma esitano.
Se questa esitazione è presente e continui a nutrirla, ti lascerai sfuggire tutta la tua vita. È arrivato il momento: lasciala andare! E non devi fare nient’altro: sii solo consapevole del fatto che questo è il modo in cui sei stato educato, tutto qui.
Puoi lasciarlo andare consciamente, non è il tuo essere. È solo nel tuo cervello, è solo un’idea che ti è stata imposta. È diventata un’abitudine a lungo consolidata e un’abitudine molto pericolosa, perché se non riesci a divertirti, a cosa serve questa vita?
Certe persone non riescono a godere di nulla: amore, vita, cibo, un bel panorama, un tramonto, una mattina, dei bei vestiti, un bel bagno… Piccole cose, cose comuni. Se non riesci a goderti queste cose… E ci sono persone che non riescono a godere di nulla e allora spostano l’interesse su dio. Sono le persone più impossibili: non riusciranno mai a raggiungere dio. Dio gode di questi alberi, altrimenti perché continuerebbe a crearli? Non è affatto stufo, per niente. Sono millenni che lavora su alberi, fiori e uccelli. E continua ad ascoltare. Continua a rimpiazzarli: nuovi esseri, nuove terre, nuovi pianeti. È davvero molto, molto colorato! Guarda la vita, osservala e vedrai il cuore di dio, così com’è.
Le persone molto rigide, incapaci di godere di qualsiasi cosa, incapaci di rilassarsi, incapaci persino di godersi un buon sonno, sono quelle a cui interessa dio. E per le ragioni sbagliate. Pensano che, poiché la vita è inutile, futile, devono andare alla ricerca di dio.
Il loro dio è contro la vita, ricorda.
Gurdjieff diceva: “Ho cercato in ogni religione, in ogni chiesa, moschea e tempio e ho scoperto che il dio delle persone religiose è contro la vita”.
Ma come può dio essere contro la vita? Se è contro la vita, non c’è ragione per cui la vita debba esistere, per cui le permetta di esistere.
Quindi, se il tuo dio è contro la vita, di fatto, in profondità, sei contro il vero dio. Stai seguendo un Godot, non un dio.
Dio è il compimento della vita. Dio è la fragranza stessa della vita. Dio è l’unità organica totale della vita. Dio non è qualcosa che esiste come una pietra morta, non è statico. Dio è un fenomeno dinamico. Dio non esiste, succede quando sei pronto. Succede. Non pensare che dio esista da qualche parte e che devi trovare un modo per raggiungerlo. No, non c’è nessun luogo. E non c’è un dio che esiste da qualche parte ad aspettarti.
Dio è qualcosa che ti accade quando sei pronto. Quando sei pronto, quando la tristezza è scomparsa e riesci a ballare, quando la pesantezza è scomparsa e riesci a cantare, quando il forte peso del condizionamento non è più nel tuo cuore e riesci a fluire, dio succede. Dio non è una cosa che esiste, è qualcosa che succede. È un’unità dinamica, organica.
E quando dio accade, accade tutto: gli alberi, le stelle, i fiumi.
E per me, essere capace di divertirti è la porta. Non si è mai sentito che delle persone serie lo abbiano raggiunto. La serietà è la barriera, l’atteggiamento sbagliato. Tutto ciò che ti rende serio è irreligioso. Non andare in una chiesa che ti rende serio...
Continua su Osho Times n. 259
http://oshoite.blogspot.com/
La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it
Commenti
Posta un commento